A giudizio per “bustarelle” il responsabile anticorruzione del Pc dell'Hunan
Il capo della Commissione ispettiva disciplinare di Chenzhou (Hunan) avrebbe preso decine di milioni di yuan, per attribuire appalti e concessioni minerarie o “aggiustare” processi. Il racconto di un corruttore.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – E’ iniziato ieri il processo per corruzione contro Zeng Jinchun, ex capo della Commissione ispettiva disciplinare del Partito comunista di Chenzhou (Hunan), accusato di avere ricevuto 31,52 milioni di yuan di “bustarelle” (3,15 milioni di euro) tra il 1997 e il 2006, quando era responsabile per ogni tipo di accertamenti e per la concessione di licenze minerarie.

Secondo l’accusa Zeng, definito “l’ispettore più corrotto della Cina”, insieme alla moglie e ai due figli ha ricevuto denaro da almeno 45 persone per contratti di opere, concessioni minerarie, avanzamenti di carriera e decisioni favorevoli in controversie. E’ anche spesso intervenuto per “risolvere” dispute economiche.

Fonti giornalistiche riportano che l’imprenditore Wang Wenhan gli avrebbe dato 60mila yuan per ottenere una celere “giustizia” dalla Corte della contea di Yizhang, nella causa con un’altra impresa. Poiché la Corte non “ubbidì” subito alla richiesta di Zeng, “lui ordinò la detenzione di quattro alti funzionari della Corte, compreso il presidente. Come risultato, la Corte decise con grande velocità. La sentenza mi ha riconosciuto un risarcimento di oltre 1,7 milioni di yuan dall’altra ditta”.

La corruzione, specie a livello locale, è  uno dei maggiori problemi della Cina, che i leader non riescono a debellare nonostante ripetuti proclami di “tolleranza zero”. Analisti osservano che lo stesso sistema di potere centralizzato, con scarsa o nessuna autonomia di giudici e amministrativi dal potere politico, favorisce gli abusi di ogni tipo.