Assad conferma la proposta israeliana: pace in cambio del Golan
Ma lo Stato ebraico vuole anche la fine del sostegno a Hamas e Hezbollah. Confermato il ruolo del premier turco, che sabato andrà in Siria. La concomitanza tra la diffusione della notizia e un’audizione parlamentare all’intelligence americana sui rapporti “nucleari” di Damasco con la Corea del nord.
Gerusalemme (AsiaNews) – Assad conferma: Israele è pronto a restituire le alture del Golan in cambio della pace, ma da varie fonti si precisa che per Israele la “pace” comprende la fine dell’appoggio di Damasco a Hamas e Hezbollah e degli stretti rapporti con l’Iran. Da Gaza, contemporaneamente, arriva la dichiarazione di Hamas, pronto a sospendere ogni azione offensiva contro lo Stato ebraico, in cambio di un analogo impegno di Gerusalemme e della fine del blocco di Gaza.
 
Situazione in movimento, dunque, anche se è impossibile avanzare qualsiasi tipo di previsione sugli sviluppi. La prima mossa è di Bashar Assad che si fa intervistare dal quotidiano del Qatar Al Watan per confermare la notizia dell’offerta israeliana. Dalle sue parole esce anche la conferma del ruolo di mediatore del premier turco Recep Tayyp Erdogan – che è atteso sabato a Damasco – e la notizia che la trattativa ha preso forza dopo la guerra dell’estate scorsa tra israeliani e Hezbollah. Aggiunge che tutto avverrà alla luce del sole. E un ministro siriano, la signora Minister Buthaina Shaaban precisa ad Al-Jazeera che la restituzione riguarda “tutte” le Alture, di importanza strategica e ricche di acqua. Il che dà una indiretta risposta ad una delle domande che circolano in Israele e che riguardano anche la sorte dei coloni che in più di 40 anni, dalla guerra del 1967, di sono insediati nel luogo.
 
Da Israele silenzio ufficiale, ma il Jerusalem Post ha le considerazioni di un “diplomatico occidentale”, che conferma l’offerta israeliana, ma ne precisa la richiesta, che comprende la fine del sostegno ai movimenti estremisti della regione, l’allontanamento del leader politico di Hamas, Khaled Mashaal, da Damasco, e una presa di distanza dall’Iran. Le stesse “condizioni” sono riferite anche dal turco Hurryet. Da parte sua, il portavoce del primo ministro Ehud Olmert, Mark Regev, in proposito ha solo ribadita una frase del premier: “noi vogliamo la pace con i siriani, e loro sanno cosa ci aspettiamo da loro”.
 
Da parte sua, Yediot Aharonot risponde ad un’altra questione: come mai la notizia della trattativa, che va avanti da tempo, è trapelata ora da un’agenzia “indipendente”, Champress, in un Paese come la Siria ove il controllo sulla stampa è strettissimo. Secondo un funzionario anonimo del Ministero degli esteri la spiegazione è nella volontà di distrarre l’attenzione internazionale da una incombente audizione parlamentare negli Stati Uniti, nella quale l’intelligence americana potrebbe confermare i legami “nucleari” di Damasco con la Corea del nord.