A Manama un ministro vuole abolire la legge sul “traffico” di lavoratori
I lavoratori stranieri sono succubi del datore di lavoro: senza il suo permesso non possono entrare nello Stato, né restarci, né cambiare lavoro. Ora lo Stato vuole consentire la libera circolazione dei lavoratori. Ma incontra la forte opposizione degli imprenditori.

Manama (AsiaNews/Agenzie) – Il ministro per il Lavoro del Baharain, Majeed Al Alawi, insiste per l’abolizione dell’attuale legge che permette ai datori di lavoro di tenere succubi i dipendenti e di cacciarli dallo Stato quando vogliono. Ma è forte l’opposizione degli imprenditori. Ieri il ministro ha ripetuto l’intenzione, condivisa anche dal principe regnante e dal presidente dell’Ufficio per lo sviluppo economico Shaikh Salman Bin Hamad Al Khalifa, di “abolire la pratica del patrocinio, liberalizzare il mercato del lavoro e permettere la libera circolazione dei lavoratori, senza riguardo alla nazionalità”, entro il 2008.

L’attuale normativa prevede che gli stranieri non possano entrare nel Paese senza avere prima il “patrocinio” di  un datore di lavoro presso cui sono impiegati, e che pure occorra il suo consenso per cambiare lavoro o lasciare il Paese. Il lavoratore è del tutto assoggettato al potere del datore di lavoro, che in ogni momento può licenziarlo e così farlo cacciare dallo Stato, come pure può cedere ad altri il contratto di lavoro senza che il dipendente possa opporsi.

Questo sistema è stato spesso accusato da enti internazionali quale evidente violazione di diritti fondamentali e forma di “traffico umano”.

Ora il ministro ha annunciato che l’Organizzazione internazionale del lavoro e l’Autorità nazionale per la Regolazione del mercato del lavoro studiano come abolire il sistema.

Ma gli imprenditori si oppongono con decisione, in specie alla norma che vuole consentire ai lavoratori stranieri di cambiare lavoro senza consenso del principale. Il 18 aprile durante un dibattito hanno accusato l’autorità pubblica “di voler migliorare l’immagine del Bahrain per i diritti umani, a spese degli interessi dei suoi abitanti”.