Sfeir: l’elezione del presidente è “lastricata di cattive intenzioni”
Preoccupato intervento del patriarca maronita, secondo il quale “alcuni” si preoccupano di realizzare i propri interessi “a spese del Libano”. Richiamo ala responsabilità dei deputati e una critica allo “stato parallelo” di Hezbollah.
Beirut (AsiaNews) – “Alcuni libanesi si preoccupano di realizzare i loro obiettivi personali” e l’elezione del presidente è “lastricata di cattive intenzioni”: intervento duro e preoccupato, ieri sera, del patriarca maronita, Nasrallah Sfeir, intervenuto ad una trasmissione televisiva della LBC. Il cardinale ha sostenuto che a situazione “si deteriora ogni giorno di più” e che il Paese ha bisogno dell’Onu e si è espresso sulla necessità del dialogo tra le opposte fazioni, ha richiamato i deputati ad andare in Parlamento per eleggere un presidente della Repubblica, “la responsabilità è la loro”, ha negato l’esistenza di pregiudizi da parte del patriarcato ed ha affermato l’unità della Chiesa maronita, anche se al suo interno esistono opinioni diverse.
 
Dedicato in gran parte ai temi legati alla elezione del capo dello Stato, l’intervento del cardinale ha espresso una preoccupazione comune, che la prossima riunione del Parlamento, il 13 maggio, “abbia sorte simile a quelle precedenti”. C’è chi mira a tornaconto personale “a spese del Libano. Sembra che non vogliano eleggere a tempo un presidente”. Ricordando che in passato “hanno parlato in Parlamento e fuori, ma non è servito a niente e non ha portato niente di nuovo”, il patriarca ha sostenuto di “non vedere la fine della crisi, se non con l’elezione prima di tutto di un presidente, alla quale far seguire la formazione di un governo e poi le elezioni politiche”. Il capo dello Stato, infatti, ha sue “visioni” sulla formazione del nuovo governo e “uno non può volergli imporre la propria opinione”.
 
In più ci sono i Paesi vicini che hanno “aspirazioni” sul Libano, che non ha il controllo del territorio. Questa affermazione ha portato ad una critica a Hezbollah, non nominato, ma con un riferimento evidente quando ha accennato alla “stranezza” di uno Stato parallelo e ha aggiunto che “non ci possono essere due governi per il Libano”.