1° maggio in Asia: i lavoratori in piazza contro il caro-vita e i bassi salari
Dalle Filippine all’Indonesia, al Libano, in decine di migliaia protestano per l’aumento dei prezzi, i bassi salari e la carenza di interventi concreti dei governi. Polizia in tenuta antisommossa per prevenire disordini.

Manila (AsiaNews/Agenzie) – 1° maggio con diffuse proteste per i salari bassi e il costo del cibo, specie nell’Asia del sudest. A Manila in migliaia hanno marciato da varie zone convergendo sul palazzo presidenziale Malacanang,  con cartelli e slogan contro il governo del presidente Gloria Arroyo e per chiedere “Lavoro, giustizia e cibo”, migliori salari e interventi contro gli aumenti del prezzo di riso e carburante. Molti manifestanti si sono vestiti con sacchi di riso, mentre sono stati schierati migliaia di poliziotti per prevenire violenze, in un clima che ha raggiunto momenti di altissima tensione.

Carol Araullo, del gruppo di sinistra Bayan, ha detto che la Arroyo “anche in questa grave crisi, non ha preso significative misure” per aiutare la popolazione per il caro-riso, “la gente è sempre più irrequieta”, “come un vulcano sociale pronto ad erompere”.

Due terzi dei 90 milioni di abitanti del Paese vivono con un dollaro al giorno o meno, il riso è in gran parte importato e il suo prezzo al dettaglio è raddoppiato in pochi mesi. Ieri la Arroyo ha annunciato un aumento dei salari del 10% a luglio, senza dare altri dettagli.

Scene simili in Indonesia, con oltre 15mila lavoratori per le strade di Jakarta che hanno invocato maggiori paghe per fronteggiare gli aumenti dei prezzi. La polizia ha presidiato il palazzo presidenziale, in tenuta antisommossa e con cannoni ad acqua. Nel Paese l’inflazione è stata dell’8,17 a marzo, record da 3 anni, specie per gli aumenti di riso, olio e soia.

A Bangkok oltre 2mila persone hanno sfilato sotto il Palazzo del governo con cartelli come “Costosi prezzi del riso, economici salari” e “Come possono vivere i lavoratori?”. I lavoratori chiedono paghe minime giornaliere di almeno 233 baht (4,74 euro), mentre oggi molti guadagnano meno di 200 baht a Bangkok e anche solo 144 nelle province. Chiedono anche miglioramenti delle condizioni di lavoro e di fermare la privatizzazione delle imprese statali.

Proteste anche a Singapore, guidate dal politico d’opposizione Chee Soon Juan. In un quartiere popolare hanno distribuito volantini sollecitando la firma di una petizione contro il caro-vita.

Nella Corea del Sud i lavoratori hanno manifestato contro il previsto accordo per il libero commercio con gli Usa e la politica commerciale del neo-presidente Lee Myung Bak.

In Libano in circa 2mila hanno manifestato contro l’inflazione e chiesto un forte aumento dei salari minimi, da 300mila sterline libanesi (128 euro) a 900mila. I prezzi sono cresciuti del 43% in 21 mesi.

In Russia, invece, le manifestazioni sono state pacifiche, anche se non sono mancate proteste contro la crescente inflazione. A Chelyabinsk, negli Urali, in 14mila hanno marciato urlando “I salari debbono crescere più dei prezzi”.