Crisi alimentare, la gente chiede a Colombo nuove politiche
di Melani Manel Perera
Organizzazioni di agricoltori e consumatori si riuniscono e denunciano la preoccupante situazione dello Sri Lanka, che subisce più di altri Paesi l’impennata mondiale dei prezzi dei generi alimentari. Si propongono misure economiche che incoraggino i piccoli produttori contro i monopoli privati del settore.
Colombo (AsiaNews) – Lo Sri Lanka, una volta considerato “il granaio dell’Oriente”, sta soffrendo più di altri Paesi dell’aumento mondiale dei costi dei generi alimentari. Colombo può, però, evitare lo spettro della fame adottando nuove politiche e abbandonando gradualmente il modello di sviluppo neo-liberale incentrato sulle esportazioni. Sono le principali considerazioni emerse dall’incontro a fine aprile del People’s Organizations Collective in Sri Lanka, che raggruppa diverse organizzazioni di cittadini e agricoltori. Le varie sigle, tra cui Il MONLAR (Movement for Land and Agricoltural Reform), hanno studiato la situazione del Paese e avanzato proposte alla classe dirigente.
 
Nella dichiarazione finale, il Collettivo punta il dito contro il governo che per quasi 30 anni ha seguito un modello di crescita economica orientato verso l’esportazione per ridurre la povertà della popolazione. “Questo tipo di scelta – si legge – si è rivelata fallimentare, c’è bisogno di un cambiamento”. Il moderatore dell’incontro, Sarath Fernando del MONLAR, spiega ad AsiaNews come si è svolto l’evento: “Abbiamo constatato che l’impennata dei prezzi in Sri Lanka è superiore di almeno due volte il dato che riguarda il resto dei Paesi mondiali (l’Onu parla di un 50 per cento in un anno per cereali e zucchero, ndr), che i guadagni di quasi metà della popolazione sono al di sotto della soglia di povertà (2,1 milioni di famiglie vivono con meno di 0,5 dollari al giorno) e la loro condizione nutrizionale è allarmante”. La FAO ha messo lo Sri Lanka tra i 14 Paesi in “emergenza alimentare” per l’aumento dei prezzi.
 
Il presidente Mahidna Rajapakse, spiegano al MONLAR, ha adottato misure per potenziare la produzione agricola domestica su piccola scala ed è riuscito a mantenere un certo controllo sui prezzi del riso, ma non è sufficiente e le disparità sociali continuano a crescere. Sotto accusa è l’“agricoltura moderna” e le politiche economiche che "hanno permesso la creazione di vasti monopoli privati che controllano il settore senza tenere conto degli interessi dei piccoli agricoltori e consumatori”. Si propone allora di limitare gli incentivi ai grandi investimenti stranieri e dei privati e di incoraggiare i piccoli produttori anche promuovendo metodi “ecologici” che evitino ad esempio l’erosione del suolo e la perdita della biodiversità.