La Chiesa birmana organizza gli aiuti nel post-Nargis
L’arcivescovo di Yangon, devastata dal ciclone, riferisce che utilizzerà i fondi diocesani per comprare e distribuire cibo, medicine e tende tra i superstiti. Istituito un comitato speciale che si occuperà del primo soccorso a 60mila famiglie. Aiuti anche dalle Chiese di India e Thailandia.

Yangon (AsiaNews/Ucan) – La Chiesa cattolica in Myanmar sta preparando i suoi interventi in soccorso alla vittime del ciclone Nargis, che ha ucciso oltre 100mila persone nel sud del Paese.  A riferirlo è l’arcivescovo di Yangon, mons. Charles Bo: “Per quanto possiamo cercheremo di aiutare tutti; i bisogni più urgenti ora sono cibo, acqua e tende; in migliaia, inoltre, hanno bisogno di assistenza medica”. Il presule spiega che la Chiesa ha intenzione di comprare e distribuire il materiale di prima necessità, utilizzando i fondi diocesani.

Il territorio sotto l’arcidiocesi di Yangon è una della due zone più colpite dal disastro naturale del 3 maggio. L’altra, quella del delta del fiume Irrawaddy - dove il ciclone ha spazzato via risaie e villaggi interi - è parte della diocesi di Pathein. “I tetti delle chiese – racconta mons. Bo – sono stati sollevati dai venti e anche il seminario cattolico maggiore ha riportato danni”.

P. Francis Than Htun, direttore di Karuna, l’organizzazione per il lavoro sociale dell’arcidiocesi di Yangon, spiega che da giorni è in corso la raccolta di informazioni dalle varie parrocchie sulla portata dei danni causati da Nargis. “Abbiamo deciso di aiutare le vittime distribuendo acqua, medicine e riso” e riferisce della formazione di gruppi di volontari tra cui anche sacerdoti e seminaristi.

L’arcidiocesi di Yangon ha istituto un comitato speciale per l’emergenza, il Myanmar Disaster Relief Committe, che comprende rappresentanti delle vittime, delle parrocchie e dei partner donatori. Diversi gruppi sono ora al lavoro nelle tre diocesi di Yangon, Mawlamyine e Pathein per valutare la portata del disastro e le necessità primarie. Secondo p. Than Htun, il primo intervento sarà diretto a 60mila famiglie di diverse religioni, a cui verranno consegnate razioni di cibo per una settimana, acqua, utensili da cucina, candele e tende. La Chiesa si impegna anche a fornire tavolette di cloro per la purificazione dell’acqua. Penelope Khin Khin, una volontaria della cattedrale St. Mary nella ex capitale, racconta che i prezzi dei generi alimentari sono così aumentati che per comprarsi da mangiare la gente non può permettersi di acquistare il materiale per ricostruire i tetti delle abitazioni.

A favore del Myanmar si stanno muovendo con aiuti anche altre realtà cattoliche nella regione: la Caritas in Thailandia ha ricevuto il permesso per entrare e anche quella indiana ha intenzione di mandare personale per valutare gli interventi. Dall’India anche organizzazioni protestanti hanno garantito il loro impegno per gli aiuiti.

Il Myanmar è retto da oltre 40 anni da un regime militare molto chiuso alle influenze occidentali. Per la gravità della crisi, però, i generali hanno aperto – seppure cautamente – agli aiuti internazionali. La ex Birmania è un Paese a maggioranza buddista, su 53 milioni di abitanti i cristiani sono 3 milioni, di cui 700mila cattolici.