La torcia sul tetto del mondo, per celebrare la grandezza cinese
“Conquistata” la vetta alle 9,11, ora cinese, nonostante gelo e raffiche di vento. Il gruppo finale composto di cinesi han e tibetani, per dimostrare armonia. Ma polizia di Cina e Nepal hanno vigilato contro persone “non autorizzate”.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Oggi alle locali ore 9,11 la torcia olimpica è giunta sul “tetto del mondo”, gli 8.848 metri della vetta del Monte Everest. Prosegue senza problemi, intanto, la marcia dell’altra torcia olimpica, arrivata a Shenzhen

Dopo oltre una settimana di preparativi e alcuni tentativi andati a vuoto, dall’ultima base a 8.300 metri è partita una torcia speciale, fatta per restare accesa nonostante il poco ossigeno e il forte vento. L’ultimo tratto è stato percorso da una squadra di 6 membri, scelti con voluto significato simbolico e di propaganda: tibetani, Han ed etnici delle minoranze Tu e Tujia per dimostrare un ideale di armonia tra le diverse etnie in Cina. Per gli ultimi metri la torcia è stata portata dalla tibetana Ciren Wangmu. Poi sulla cima la squadra ha alzato le bandiere olimpica e cinese e, davanti alle telecamere, ha ripetuto gli slogan ufficiali come “Un solo mondo, un unico sogno” e parlato di armonia e di pace. La Cina ha seguito in diretta tv le 8 ore di salita, con una temperatura di -30 gradi e violente raffiche di vento. I siti di chat online sono stati invasi da messaggi di congratulazioni.

Da quando la torcia è arrivata in Cina, ci sono state due fiaccole: il viaggio dell’altra, oggi a Shenzhen, è stato ritardato di alcune ore per celebrare la “conquista” dell’Everest. Le due fiamme ora proseguono i rispettivi percorsi per riunirsi con probabilità a metà giugno a Lhasa.

Il passaggio sul Monte Everest è stato molto contestato dopo la repressione di marzo e molti gruppi pro-Tibet avevano chiesto a Pechino di rinunciare a questo gesto, qualificato come soltanto “propagandistico”. In risposta la Cina, e con lei il Nepal, hanno vietato a media esteri ed appassionati di salire in vetta da settimane, per timore di proteste e striscioni pro-Tibet, e il Nepal aveva minacciato persino di “aprire il fuoco” contro eventuali trasgressori. L’ascesa è stata “controllata” da ingenti forze di sicurezza.