La battaglia si placa, Hezbollah controlla Beirut ovest
di Paul Dakiki
Scatenati da un proclama del loro leader, gli uomini del Partito di Dio, militarmente organizzati, hanno avuto la meglio dei partigiani di Hariri, del quale hanno chiuso radio, televisione e giornale. Il Consiglio di sicurezza esprime appoggio al governo legittimo. L’Arabia Saudita vuole una riunione dei ministri degli Esteri dei Paesi arabi.
Beirut (AsiaNews) – La battaglia sembra essersi placato a Beirut; i miliziani di Hezbollah – armati ed inquadrati come un esercito – hanno guadagnato terreno davanti ai sostenitori sunniti della maggioranza parlamentare guidata da Rafic Hariri: ormai controllano la gran parte di Beirut ovest e, con bombe o solo minacce, hanno bloccando radio, televisioni e giornali legati al figlio del premier ucciso. Voci incontrollate parlano di 11 morti e decine di feriti, mentre non sembra aprirsi alcuno spiraglio positivo.
 
L’attacco contro Beirut ovest, zona a maggioranza sunnita, era cominciato ieri sera e stamattina la televisione di Hezbollah, Al-Manar già annunciava che “l'opposizione libanese ha purificato Beirut ovest dai collaborazionisti sionisti”. Questa mattina gli uomini di Hezbollah  hanno attaccato ed incendiato sedi dei partiti di governo ed anche quella di una emittente del movimento di Hariri, Ash Sharq radio. Verso le 11 l’esercito ha fatto allontanare dalla sua casa Walid Jumblat, uno dei leader della maggioranza, definito ieri da Nasrallah “il vero capo del governo”. Un razzo ha centrato il muro di cinta della casa di Hariri. Sempre l’esercito a fine mattinata ha riaperto la zona intorno al Phoenicia Hotel, che ospita numerosi deputati della maggioranza. A tarda mattinata uomini armati del Partito socialista siriano sono stati visti prendere posizione. A Tiro uomini armati hanno attaccato la casa del muftì (sunnita) Jabal Amel Sayyed Ali al-Amin.
 
Sul piano internazionale, il governo di Fouad Siniora ha ricevuto il sostegno del Consiglio di sicurezza dell’Onu, oltre che di Egitto, Arabia Saudita, Unione europea e Stati Uniti. L’inviato dell’Onu, Terje Roed-Larsen, ha detto che Hezbollah ha”massicce strutture paramilitari a margine dello Stato”. L’Arabia Saudita ha anche chiesto l’immediata riunione dei ministri degli Esteri dei Paesi arabi.
 
A Beirut, a far precipitare la situazione è stato, ieri sera, il capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah che, in un messaggio televisivo ha sostenuto che la rete telefonica del Partito – della quale il governo voleva lo smantellamento - è “un’arma” nella guerra contro Israele e ha invitato a far ricorso alle armi per difenderla. Perfettamente allineato con Hezbollah, Michel Aoun, capo del Free Patriotic Movement, ha detto in televisione che smantellare la rete telefonica del Partito di Dio potrebbe compromettere la resistenza verso Israele. Egli ha anche sostenuto che il governo ha “tutte le responsabilità” di quanto sta accadendo.
 
Nasrallah ha poi accusato il governo di voler mettere l’aeroporto internazionale di Beirut a disposizione della Cia, dell’Fbi e del Mossad israeliano, avendo rimosso Wafiq Shqeir, il responsabile della sicurezza dello scalo, in quanto accusato di aver permesso a Hezbollah di istallare delle telecamere per controllare partenze e arrivi nella capitale. Nasrallah, secondo il quale è il governo ad aver dichiarato guerra a Hezbollah, ha affermato: “siamo in guerra e loro non sono capaci di prevedere le nostre reazioni”. “Questa è una nuova epoca”.
 
Hezbollah ha poi respinto la proposta di Hariri di porre le questioni dei telefoni e dell’aeroporto nelle mani del capo dell’esercito, Michel Suleiman, da tutti – formalmente - designato futuro presidente della Repubblica. Da eleggere subito, secondo lo stesso Hariri.
 
Per Hariri il rifiuto di Nasrallah conferma la volontà di Hezbollah di prender il posto dello Stato.