I militari "vincono" il rerendum-truffa sulla Costituzione
I media di Stato oggi annunciano il 92,4 per cento dei "Sì" alla nuova Carta voluta dai generali con ogni violenza e intimidazione sull’elettorato. Nelle zone colpite dal ciclone si voterà il 24 maggio, mentre nei campi sfollati continua la strage dei superstiti. L’Onu annuncia la partenza di un suo inviato per il Myanmar.
Yangon (AsiaNews) – La bozza della nuova Costituzione birmana ha ottenuto oltre il 90 per cento delle preferenze nel referendum dello scorso 10 maggio. Lo annunciano oggi i media di Stato secondo i quali circa il 92,4 per cento degli elettori ha votato per il sì. Caratterizzata da intimidazioni, brogli e ricatti sui cittadini perché approvassero un testo che neppure conoscono, la consultazione truffa si è svolta solo in due terzi del Paese. In 47 municipalità nelle divisioni del delta dell’Irrawaddy e Yangon, devastate dal ciclone Nargis, si voterà il 24 maggio prossimo. Il voto è stato posticipato a causa del disastro abbattutosi sul paese il 3 maggio scorso facendo oltre 100mila morti.  La nuova Costituzione consolida il potere dei militari e di fatto legittima lo status quo: un regime dittatoriale dei più ciechi al mondo.
 
L’opposizione democratica, però, chiede un’ulteriore proroga al voto nelle aree del ciclone per via della profonda emergenza nella zona. “La gente continua a morire di fame qui e le epidemie si diffondono a macchia d’olio”, si legge in una dichiarazione della Lega nazionale per la democrazia. Un dottore nella cittadina di Laputta, rasa al suolo dal ciclone, riferisce che nel campo sfollati dove lavora muoiono 7 superstiti al giorno.
 
I militari continuano ad ostacolare l’invio e la distribuzione di aiuti dall’estero. E al di là delle condanne – denuncia un attivista birmano – la comunità internazionale sembra impotente davanti a quello che si può a diritto definire un “genocidio programmato”. Poche speranze di sbloccare la crisi arrivano dalle dichiarazioni del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, che ha intenzione  "nei prossimi giorni" di mandare  l'inviato dell'Onu per gli affari umanitari, John Holmes, nella ex Birmania con compiti di coordinamento. La decisione è arrivata al termine della riunione d'emergenza convocata ieri al Palazzo di vetro da Ban e alla quale hanno partecipato gli ambasciatori dei Paesi come Cina, Francia, Gran Bretagna, Russia e Stati Uniti, oltre ai membri dell'Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (Asean).