Cala ancora la produzione d’energia in Cina
Sempre più centrali sospendono la produzione per mancanza di carbone, giunto a 150 dollari la tonnellata. La situazione peggiorerà in estate, per il massiccio uso di condizionatori. Miliardi di yuan di sussidi alle ditte che vendono carburante sotto costo.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – L’aumento del prezzo del carbone costringe sempre più centrali elettriche cinesi a sospendere l’attività, per una minor produzione stimata in 6,82 gigawatt (gw) al 24 maggio. Il carbone australiano, vero indicatore del prezzo in Asia, ha superato ieri i 150 dollari a tonnellata, spinto anche dai massicci acquisti della settimana scorsa.

Il 23 maggio sono state acquistate 35mila tonnellate di carbone australiano per luglio a 137 dollari la tonnellata, 30mila tonnellate per agosto e altrettante per settembre a 142 e 145 dollari rispettivamente. L’aumento è anche causato dal crescente costo del petrolio.

La Cina ha una capacità produttiva di 713 gw di energia, per circa tre quarti tramite impianti a carbone. Il governo tiene basso il prezzo dell’energia per contenere l’inflazione, per cui molti impianti producono in perdita e riducono al minimo le riserve di carbone per contenere i costi, con il rischio di doversi fermare se i rifornimenti ritardano. La situazione rischia di peggiorare, poiché molti impianti dell’Anhui e dell’Hunan hanno carbone sufficiente per 3-4 giorni e altre province come la Mongolia Interna e l’Hebei per poco di più.

Intanto secondo l’agenzia Xinhua, Pechino ad aprile ha riconosciuto alla statale Sinopec, leader per il petrolio, 7,1 miliardi di yuan (710 milioni di euro) di sussidi per le perdite subite per la vendita di carburante a prezzi imposti. La Sinopec importa circa 11 milioni di tonnellate di greggio al mese (2,7 milioni di barili al giorno), pari a circa l’80% dell’intera importazione cinese. (PB)