Per 15 milioni di sfollati c’è anche il rischio di inquinamento nucleare
Nella zona vi sarebbero anche impianti per l’uso civile del nucleare e per la creazione di armi. Ora si sta spostando in fretta il materiale pericoloso. Ma i pericoli per gli sfollati sono tanti e imprevisti: da un impianto chimico esce gas che costringe 800 persone a fuggire.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Le autorità stanno spostando “con urgenza” 99 fonti radioattive esistenti a valle del lago Tangjiashan, che rischia di far crollare gli argini e allagare tutta la valle sottostante, secondo quanto dichiara Ma Ning, capo regionale dell’Ufficio per la protezione ambientale.

Per fare in fretta, il materiale è rimosso tramite gru, posto dentro veicoli sigillati e portato ad almeno 300 chilometri dalla zona a rischio di Mianyang. Si ritiene che, accanto a materiale usato per macchine radiologiche o per testare i difetti in opere edili e ponti, ci siano impianti nucleari non in funzione per generare l’elettricità e persino un impianto per creare armi nucleari, che potrebbe contenere elementi molto instabili come tritio, plutonio e uranio e un reattore nucleare, secondo quanto riferisce l’Istituto francese per la protezione radiologica e la sicurezza nucleare.

Il lago è stato creato dal movimento tellurico che ha sbarrato il corso di un fiume. Le acque salgono e potrebbero far crollare la diga e inondare la zona a valle, dove vivono 1,3 milioni di persone; già 197mila sono state evacuate con ogni mezzo. Da giorni l’esercito scava un canale per far defluire le acque, sufficienti per riempire 50mila piscine olimpiche, ma si prevede di finirlo non prima del 5 giugno.

Il sisma ha creato altri 33 laghi, 28 dei quali rischiano di crollare tra qualche giorno causando inondazioni.

E’ la prima volta che Pechino ammette il rischio nucleare per il terremoto. La settimana scorsa Zhou Shengxian, ministro per la Protezione ambientale, ha detto che le 32 “fonti radioattive” sepolte dal terremoto erano già state tutte recuperate tranne due.

I 15 milioni di sfollati per il terremoto affrontano anche altri rischi inaspettati. Da un impianto chimico di Leigu, vicino all’epicentro, è fuoriuscito gas che ha avvelenato 4 persone e costretto oltre 800 a fuggire altrove. Nella zona terremotata ci sono 14.357 ditte, tra cui 2.900 chimiche, e Zhou assicura che “migliaia” di persone stanno monitorando ogni possibile rischio.