Pakistan, il governo non risponde all’offensiva talebana
Mentre infuria l’attacco Nato nel sud dell’Afghanistan, il presidente Musharraf ed il ministero degli Interni si incontrano per studiare una strategia difensiva e contrastare l’apparente impotenza del governo. Nel frattempo, i talebani minacciano le donne che studiano e fanno chiudere negozi non islamici.
Islamabad (AsiaNews) – L’aumento della potenza militare talebana, la crescente paura della popolazione pakistana costretta a subire le imposizioni dei fondamentalisti e l’apparente impotenza del governo a mettere un freno agli attacchi indiscriminati nel nord del Paese. Sono le questioni trattate poche ore fa dal governo di Islamabad nel corso di un incontro a porte chiuse fra il presidente Musharraf ed i responsabili del ministero dell’Interno. Il colloquio si è chiuso con un nulla di fatto, ed è stato invitato in Pakistan un esponente del governo afghano per discutere della situazione.
 
Infatti, mentre infuria l’offensiva Nato contro le postazioni talebane del sud dell’Afghanistan (proprio nei pressi del confine pakistano), non accenna a diminuire la tensione fra Kabul ed Islamabad, impegnate in una ridda di accuse reciproche sulla questione del fondamentalismo islamico nei due Paesi. L’intervento della Nato si è reso necessario dopo la massiccia evasione dei guerriglieri islamici dal grande carcere afghano di Kandahar, avvenuta durante un vero e proprio assalto militare, che ha “sconcertato” il contingente internazionale di stanza nel Paese.
 
Secondo il presidente afghano Karzai, l’esecutivo guidato dalla Lega musulmana e dal Partito popolare sta dando un rifugio sicuro alle milizie islamiche; per il Pakistan, è colpa del corrotto governo afghano se i confini “sono ridotti a dei colabrodo da cui far passare armi e guerriglieri”. Tuttavia, non va dimenticata l’enorme concessione siglata dal governo guidato da Zardari e Sharif (i leader politici pakistani alla guida dei due Partiti di governo), che hanno ceduto ai talebani una fetta del territorio settentrionale in cambio della fine degli attacchi suicidi.
 
Nel frattempo, la popolazione pakistana chiede maggior sicurezza al governo e punta il dito contro le presunte “amicizie altolocate” degli studiosi del Corano, che proprio oggi hanno minacciato le donne di Kohat (cittadina a pochi chilometri dalla capitale) di “gravi ripercussioni se si ostineranno a non portare il velo ed a frequentare le scuole non islamiche”. Inoltre, un commando di uomini armati ha imposto la chiusura di barbieri e negozi di musica nel nord del Paese, oramai ufficialmente in mano alle milizie musulmane.