Amnesty: oltre mille tibetani in carcere senza prove
In un lungo rapporto, il gruppo chiede alla Cina di approfittare del passaggio della torcia olimpica a Lhasa per fare luce sulla repressione di marzo. Manifestanti in carcere senza alcuna accusa, sottoposti a violenze e privazioni.
Pechino (AsiaNews) – Oltre mille attivisti tibetani, arrestati dalla polizia cinese durante le proteste dello scorso marzo, sono scomparsi nel nulla. Lo denuncia Amnesty International, che chiede a Pechino di “fare luce sull’accaduto” durante il passaggio della torcia olimpica a Lhasa, previsto per il prossimo 21 giugno.
 
In un rapporto pubblicato ieri, il gruppo parla di testimonianze di torture e privazioni nelle carceri tibetane per i manifestanti di marzo. Nel corso degli scontri, iniziati il 10, sono morte decine di persone, ma tuttora è impossibile conoscere la cifra esatta: la Cina parla di 19 civili cinesi uccisi dai dimostranti, mentre il governo tibetano in esilio sostiene di avere le prove di almeno 100 omicidi compiuti dalla polizia.
 
Sam Zarifi, presidente della sezione Asia di Amnesty, denuncia: “Dal Tibet arrivano notizie di detenzioni arbitrarie ed abusi contro i detenuti. Con l’ingresso della torcia nella regione, è auspicabile che venga fatta luce su tutta questa storia. Questa è una richiesta al governo cinese: dia informazioni sui detenuti, e spieghi perché sono in carcere”.
 
Nel rapporto si legge infatti che “molte centinaia, forse migliaia di persone languono in carcere senza che il governo ammetta pubblicamente il loro arresto, le accuse che gli vengono rivolte ed il loro stato di salute”. In conclusione, Amnesty chiede a Pechino di “mettere formalmente i manifestanti in stato di accusa, se vi sono le motivazioni. Altrimenti, devono essere rilasciati immediatamente”.