Vietnam e Thailandia tagliano il prezzo del riso, mentre in Nepal è crisi alimentare
I due Stati del Sud-est asiatico hanno abbassato il costo minimo per il cereale d’esportazione: l’aumento nei raccolti e una maggiore disponibilità nelle scorte inducono all’ottimismo gli esperti del settore. Nell’ex regno, intanto, rischia la fame il 50% della popolazione.

Hanoi (AsiaNews/Agenzie) – Ieri il Vietnam ha abbassato il prezzo minimo per il riso d’esportazione, mentre il mercato thailandese del cereale ha registrato una caduta del 3%: sono i primi segnali – positivi – di una crescita nelle scorte prevista per i prossimi mesi, che dissipano i dubbi circa una possibile carenza dell’alimento principe della dieta asiatica. L’abolizione del bando alle esportazioni da parte di Vietnam e Cambogia, inoltre, fa tirare un sospiro di sollievo ai governi dell’area e alle società private di import-export, poiché consente il contenimento dei prezzi e contrasta l’inflazione.

La scorsa settimana il prezzo del riso bianco thailandese, punto di riferimento per il mercato mondiale, è diminuito di 25 dollari la tonnellata, passando da 795 agli attuali 770; un dato inferiore di oltre il 28% rispetto alla quota record toccata lo scorso 24 aprile di 1.080 dollari alla tonnellata, causata dal panico generale per una possibile – e imminente – carestia. Oltre ad aver ripreso le esportazioni, il Vietnam – seguendo l’esempio della Thailandia – ha tagliato il prezzo minimo del riso del 2,5% passando dagli 800 dollari alla tonnellata agli attuali 780. Il governo di Bangkok riferisce inoltre che le aspettative per la raccolta di giugno e luglio ammontano a circa 7,6 milioni di tonnellate: un deciso balzo in avanti rispetto allo scorso anno, quando le tonnellate di riso furono solo 4 milioni.

Intanto in Nepal si registra una crisi alimentare senza precedenti: secondo agenzie Onu circa 2,5 milioni di nepalesi – circa il 10% dela popolazione – necessitano di aiuti immediati e altri 3,9 milioni sono a rischio di malnutrizione a causa dell’aumento indiscriminato dei prezzi. L’industria statale Nepal Oil Corporation ha imposto un aumento di circa il 25% nel costo del carburante per il mese di giugno; una decisione che ha scatenato violente proteste di piazza e scioperi di massa, che hanno causato il blocco nel sistema dei trasporti del Paese per due giorni. Quasi un terzo dei nepalesi sopravvive con meno di un dollaro al giorno e ancor prima della crisi dei giorni scorsi, il prezzo dell’olio da cucina, del kerosene e del riso grezzo era cresciuto rispettivamente del 30, del 23 e del 17 per cento negli ultimi sei mesi. Secondo il capo del World Food Programme in Nepal, Richard Ragan, gli ultimi aumenti potrebbero causare un innalzamento “dal 31 al 50% dell’indice di povertà e la malnutrizione potrebbe interessare una larghissima fetta della popolazione”.