Capi religiosi pregano per l'abolizione della pena di morte

Seoul (AsiaNews/Ucan) – I leader religiosi sud-coreani invitano i credenti ad opporsi con forza alla condanna a morte di un pluriomicida. Lo scorso 5 agosto, nella cattedrale di Myongdong a Seoul, capi religiosi cattolici, protestanti e buddisti Won hanno officiato una funzione religiosa per tutti i condannati alla pena capitale, per le vittime dei crimini e le loro famiglie.

Circa un centinaio di persone, in maggioranza cattoliche, hanno unito alla preghiera lo slogan: "Da una cultura di odio e vendetta a una pratica di amore e compassione".

La mobilitazione trae origine da due fatti di cronaca di stretta attualità e che hanno fatto registrare un consenso generale nei confronti la pena capitale. Secondo quanto riferiscono gli organi di informazione locali, il 33enne Yoo Young-chul è accusato dalla polizia di aver ucciso 21 persone dal settembre del 2003, in maggioranza donne che lavoravano in locali per adulti. L'uomo è stato arrestato il 15 luglio scorso. Le forze dell'ordine sono al contempo alla ricerca di un uomo che il 1 agosto ha ucciso a coltellate 2 ufficiali di polizia; l'omicidio è avvenuto mentre le forze dell'ordine procedevano all'arresto dell'indiziato dopo la denuncia della sua ex fidanzata.

Durante la messa del 5 agosto padre Thomas Lee Young-woo, presidente del gruppo di apostolato per la correzione sociale dell'Arcidiocesi di Seoul, ha ammesso che i casi recenti hanno spinto l'opinione pubblica ad appoggiare il ricorso alla pena capitale.

"La condanna a morte – ammonisce padre Lee – non può rappresentare una soluzione solo perché i crimini accadono di frequente". Egli chiede anche alla gente di non addossare tutte le colpe al singolo criminale e aggiunge: "Nella nostra società i cosiddetti criminali sono spesso isolati e non vengono trattati con equità e giustizia. Dovremmo perciò avere una maggiore consapevolezza della gravità del problema e cercare di risolverlo tutti assieme".

Il 1 agosto il quotidiano nazionale "Chosun Ilbo" ha pubblicato un recente sondaggio: su un totale di 700 interpellati, il 66% ha dichiarato che "la pena capitale è necessaria". Il giornale ha inoltre evidenziato che i favorevoli alla pena di morte sono cresciuti negli ultimi 10 anni a causa dei frequenti omicidi.

I casi recenti hanno inoltre convinto alcuni sostenitori dell'abolizione della pena capitale a cambiare idea: "Questo è un segnale ulteriore – sottolinea Padre Lee – della poca consapevolezza fra la gente della gravità di una simile condanna". "Questo è vero anche fra i cattolici – ammettono fonti ecclesiastiche – ma ciò può essere visto come una sfida e un'opportunità di ampliare il sostegno del movimento. Le persone che cercano di capire il perché di tali efferatezze sono in continua crescita".

Durante l'incontro di preghiera che ha fatto seguito alla messa, il reverendo Mun Jang-sik ha detto di aver assistito a circa 70 esecuzioni dal 1983 e ha riferito che "molti dei giustiziati sono stati condannati in seguito ad accuse che si sono rivelate infondate".

Alla fine dell'incontro i leader religiosi hanno diffuso un documento comune in cui si afferma che la pena capitale è "un omicidio istituzionale", propugnato in nome della legge e di un sistema che nega il diritto alla vita. Essi propongono che il carcere a vita sostituisca la condanna a morte. Si augurano inoltre che - in occasione della prossima riunione dell'Assemblea nazionale - venga presentato un disegno di legge per abolire la pena di morte".

Ad oggi sono 58 le persone imprigionate nelle carceri coreane e sulle quali pende una condanna a morte.