Termina il G8, con un vago appello a migliorare il clima
Nel documento firmato da 16 Paesi presenti c’è “una visione condivisa” del problema, ma poche conseguenze stringenti. Lo stesso per lo Zimbabwe e per le emergenze fame, povertà e prezzo dei cibi.

Toyako (AsiaNews/Agenzie) – L’incontro del G8 si è concluso oggi con un lungo documento sui problemi del clima. In esso i leader dei Paesi sviluppati e non sviluppati lì presenti affermano di avere una “visione condivisa” sui cambiamenti climatici e che bisogna fare “profondi tagli” alle emissioni di gas serra. Tali decisioni creeranno condizioni che aiuteranno “la crescita economica, la prosperità e altri aspetti di sviluppo sostenibile” compresi “il consumo e la produzione”.

Il documento promette di investire in scienza,  tecnologia ed economia per mitigare gli effetti del gas serra e giungere a un accordo fra le nazioni sui passi da compiere insieme entro il dicembre 2009, quando a Copenaghen vi sarà la Conferenza Onu sul clima.

Il documento sottolinea “l’urgenza” di tali passi e definisce il riscaldamento della terra “una delle più grandi sfide del nostro tempo”, ma lascia ampio spazio perché ogni Paese gestisca per sé l’attuazione delle direttive. Fra l’altro, né Cina, né India, fra i massimi Paesi inquinanti, hanno accettato in modo esplicito di compiere passi in questa direzione.

Nell’incontro di ieri si è anche condannato l’atteggiamento di Robert Mugabe e la dolorosa situazione dello Zimbabwe, ormai caduto in una dittatura violenta. Ma Cina e Russia hanno fatto sapere che essi non appoggeranno mai sanzioni Onu contro il Paese africano.

Anche le richieste di Ban Ki-moon, segretario Onu, e quelle di molti leader religiosi – fra cui il papa – di affrontare le emergenze della fame, delle malattie, del prezzo dei cibi hanno trovato risposte generiche dentro un generale appello a portare più aiuti verso i Paesi poveri.