Cristiane minorenni rapite, giudice convalida matrimonio e conversione
di Qaiser Felix
Il distretto di Muzaffargarh dà ragione ai musulmani, respingendo la richiesta della famiglia che vuole riportare a casa le due sorelle – di 13 e 10 anni – sequestrate lo scorso 26 giugno. Associazioni cristiane denunciano che potrebbero finire nel giro della prostituzione.

Islamabad (AsiaNews) – Il giudice distrettuale Mian Muhammad Naeem, della sezione di Muzaffargarh, ha stabilito che le due sorelle cristiane “sono state convertite in maniera legittima all’Islam” e per questo non possono essere “restituite alle famiglie d’origine”. Archiviando la richiesta del padre di riottenere la custodia delle figlie, il giudice ha anche ammesso la “validità” del matrimonio fra le ragazze e i due musulmani.

Saba Younas, 13 anni, e la sorella Anila di 10 sono state rapite lo scorso 26 giugno nel villaggio di Chowk Munda, nella provincia del Punjab, dove si erano recate per andare a trovare lo zio, Khalid Raheel. È stato lo stesso zio a denunciare nei giorni scorsi il loro sequestro, chiedendo l’aiuto degli organi di informazione e delle associazioni a difesa dei diritti umani. Secondo il racconto di Raheel un fruttivendolo musulmano di nome Muhammad Arif Bajwa avrebbe rapito le ragazze, per poi consegnarle a un amico, Falak Sher Gill, il quale ha poi organizzato il matrimonio tra il proprio figlio e la più grande delle due sorelle cristiane, Saba. In tribunale, inoltre, padre e figlio hanno ribadito la “piena volontà della ragazza di contrarre matrimonio”.

Lo zio delle ragazze non nasconde la propria preoccupazione e denuncia ad AsiaNews che i musulmani coinvolti nel sequestro agiscono come una “banda” e reclutano le ragazze per “farle lavorare in un bordello”. Un allarme raccolto anche dalla commissione cattolica di giustizia e pace del Paese (NCJP), che conferma le parole di Khalid Raheel: i rapitori sarebbero dei professionisti del traffico legato alla prostituzione, un elemento di cui la polizia ne è a conoscenza e che gode anche della protezione di alcuni politici locali. “Per questa gente senza scrupoli – denuncia Naeem Asghar, coordinatore locale del NCJP – il matrimonio è un pretesto per poter controllare le ragazze, disporre della loro vita e sfruttarle per i loro affari”.

La comunità cattolica continua a sostenere la causa di Saba e Anila e promette che la famiglia non verrà abbandonata a se stessa. Auspicando il ritorno a casa delle due sorelle, il coordinatore del NCJP sottolinea che “presto verrà presentato ricorso all’Alta corte del Multan per contestare la decisione del giudice distrettuale” e fare in modo che le ragazze “vengano restituite ai genitori”.