Animalisti sul piede di guerra contro il mercato di avorio in Cina
L’organizzazione che si occupa del commercio di specie in via d’estinzione ha dato il via libera agli scambi fra Cina e Sud Africa, assegnando al Paese asiatico importazioni per 51 tonnellate. In Kenia arrestati tre cinesi con l’accusa di “traffico illegale” di avorio.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Gli animalisti sudafricani sono sul piede di guerra per la riapertura alla Cina del commercio di avorio. Secondo gli attivisti la mossa del governo si rivelerà “disastrosa” per gli elefanti – dalle cui zanne si ricava il pregiato materiale – mentre le prime stime parlano di 8mila esemplari che verranno sacrificati per far fronte alla richiesta cinese.

Martedì 15 luglio la Convenzione sul commercio internazionale di specie in via di estinzione (Cites) ha incluso la Cina, uno dei principali consumatori al mondo di avorio, fra le nazioni che possono commerciare con il Sud Africa: al Paese del dragone è stata concessa l’importazione di 51 tonnellate.

Vibrante la protesta degli animalisti, che attraverso un comunicato emesso dal gruppo Animal Rights Africa sottolinea come “sia stata data luce verde ai trafficanti internazionali e ai bracconieri”, mentre le associazioni che si battono per la difesa dell’ambiente “sono costrette a una lotta impari per la mancanza di adeguate risorse economiche”. Secondo le prime stime fornite, per far fronte alle richieste del nuovo mercato cinese “saranno abbattuti circa 7.699 capi di bestiame”, una carneficina che essi imputano “al governo sudafricano” colpevole di favorire “l’immorale commercio di avorio”. Oltre al Sud Africa, gli altri Paesi africani che trarranno dei profitti dall’ingresso nella Cina nel mercato sono il Botswana, la Namibia e lo Zimbawe.

Nel 1989 il Cites, che raggruppa 173 nazioni al mondo, ha deciso di bandire il commercio del prezioso materiale per poi consentirlo nel 1997 ad uno sparuto gruppo di Paesi sudafricani, secondo intervalli prestabiliti. La decisione di includere anche la Cina sarebbe il riconoscimento degli sforzi fatti da Pechino per bloccare il traffico illegale: secondo altri animalisti, in aperto contrasto con il fronte dei critici, il Paese asiatico “ha compiuto enormi progressi nel bloccare il commercio clandestino”, dando prova di “maturità e responsabilità”.

Ieri mattina intanto la polizia keniota ha arrestato tre cittadini (di cui due donne) cinesi all’aeroporto internazionale di Nairobi; secondo l’accusa essi sono colpevoli di “traffico illegale di avorio”, avendo nascosto fra i bagagli 36 pezzi fra cui braccialetti, bacchette e figure intagliate nel prezioso materiale.