A Hanoi l’inflazione può annullare 20 anni di crescita economica
Inflazione vicina al 20% e in aumento, un sesto della popolazione vive con mezzo euro al giorno. Ora il Vietnam vuole sfruttare i suoi giacimenti costieri, ma la Cina “minaccia” le ditte interessate, per costringere Hanoi a riconoscerle diritti.

Hanoi (AsiaNews/Agenzie) – Con l’inflazione al 18,44% nei primi 6 mesi del 2008, il Vietnam alza il prezzo del carburante e concede sussidi a un maggior numero di famiglie. Intanto vuole affidare alla ExxonMobil lo sfruttamento delle sue risorse energetiche, ma incontra una dura opposizione della Cina.

Ieri il Vietnam ha aumentato del 31% il prezzo del petrolio e del 36% quello del carburante che passa da 14.500 a 19mila dong (72 centesimi di euro) al litro, per ridurre i sussidi che lo Stato elargisce per tenere bassi questi prezzi. L’inflazione è stata del 12,63% nel 2007 ma si stima che entro il 2008 raggiungerà il 24-28%: la Banca asiatica per lo sviluppo ha ammonito che rischia di annullare tutti i progressi economici compiuti in 20 anni e di riprecipitare la popolazione nella fame.

Per aiutare i tanti bisognosi, il “limite di povertà” è stato elevato a 300mila e a 390mila dong mensili pro capite (11,3 e 15 euro), rispettivamente nelle campagne e in città, e si stima che ci saranno a breve 3,2-3,4 milioni di “poveri”, il 16,5-17,5% della popolazione. Il governo concede loro vari sussidi e persino un credito agevolato agli studenti per mantenersi agli studi.

Inoltre cresce il disavanzo negli scambi commerciali con l’estero, soprattutto per i crescenti costi di energia e cibo. Le famiglie spendono il 40% del reddito per mangiare.

Intanto a giugno Hanoi ha affidato alla ExxonMobil la ricerca e lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi nelle acque territoriali. Ma questo ha causato le proteste della Cina, che rivendica il diritto di sfruttamento di gran parte delle acque del Mar Cinese orientale.

Ieri Liu Jianchao, portavoce del ministro degli Esteri, ha ribadito che “la posizione della Cina sulla questione del Mar Cinese orientale è chiara e conosciuta da tutti”, riferendosi “all’ammonimento” rivolto da Pechino alla multinazionale di non iniziare le ricerche. Fonti della ExxonMobil confermano di ritenere che la zona rientri nella sovranità del Vietnam ma che le pressioni di Pechino non possono essere “facilmente ignorate”.

Ma Hanoi insiste che il suo diritto sulle acque costiere è in accordo con la Convenzione Onu sul Diritto del mare e Le Dung, portavoce del ministro degli Esteri, ha detto che anche le ditte cinesi possono fare ricerche, se autorizzate secondo la legge vietnamita. Esperti ritengono che la Cina voglia costringere il Vietnam a fare ricerche congiunte. Hanoi è sicura del suo diritto e ha interesse a far sfruttare le risorse da ditte estere, per averne i vantaggi senza sobbarcarsi le spese, ma Pechino è in grado di far desistere gli investitori esteri e impedire lo sfruttamento dei giacimenti. (PB)