Vescovo: “Le bombe di Ahmedabad vogliono dividere l’India”
di Nirmala Carvalho
Mons. Fernandes denuncia una strategia per fomentare contrasti di fede ed etnici nella società indiana. Ma racconta la solidarietà dimostrata al momento degli attentati. Almeno 49 morti per le esplosioni, avvenute in modo da causare quante più vittime e insicurezza.

New Delhi (AsiaNews) – “Le bombe di Ahmedabad e di Bangalore sono un attacco all’armonia sociale dell’intera India, portato da pochi fanatici che causano morte e devastazione”. Netta presa di posizione dell’arcivescovo Stanislaus Fernandes, segretario generale della Conferenza episcopale cattolica indiana, contro la serie di bombe del 26 luglio a Ahmedabad – 16 esplosioni con almeno 49 morti e oltre 160 feriti- e del 25 a Bangalore dove 8 bombe hanno ucciso una persona e ferite altre 7.

Da due giorni le città sono presidiate dalla polizia, in un clima surreale dove c’è paura persino a uscire in strada. Ad Ahmedabad (Gujarat) un primo gruppo di bombe è esploso in luoghi affollati: mercati, fermate di autobus, abitazioni. Un secondo gruppo ha avuto i timer regolati in modo da esplodere poco dopo presso gli ospedali quando ci sarebbe stata grande affluenza per le vittime precedenti. Due esplosioni vicino l’Ospedale civile hanno ucciso almeno 15 persone. La polizia ha poi trovato numerose bombe non detonate, nascoste in scatole e biciclette. Due bombe inesplose sono state trovate anche a Surat, 225 chilometri a sud di Ahmedabad, in un’auto. Massimo all’erta in tutte le grandi città del Paese, mentre da molte parti si invocano leggi antiterrorismo più dure.

Ahmedabad e il Gujarat sono stati scena di diffuse violenze religiose tra islamici e indù nel 2002, che hanno causato migliaia di morti, soprattutto musulmani, ancora non dimenticati da entrambe le parti. Gli attentati sono stati rivendicati dal poco conosciuto gruppo estremista islamico Indian Mujahideen con un’e-mail, inviata pochi minuti prima della prima esplosione, che parla di “vendetta per il massacro in Gujarat del 2002”, ma la polizia indaga a 360 gradi. Lo stesso gruppo rivendicò gli attentanti che hanno ucciso 63 persone a Jaipur lo scorso maggio.

“La Chiesa cattolica indiana – dice mons. Fernanedes ad AsiaNews - condanna nel modo più forte possibile questa violenza senza senso. Ha subito messo a disposizioni i propri presidi medici per le vittime”. “Questi attentati odiosi vogliono dividere la nazione e provocare nella popolazione un senso di insicurezza e paura. Ma abbiamo visto persone di ogni comunità correre subito ad aiutare le vittime, senza distinzione, con una solidarietà umana che ha prevalso sul tentativo di seminare panico”. “Anch’io sono molto preoccupato per queste esplosioni e ho timore che ci possano essere rappresaglie, ma ho anche speranza che l’amato popolo della nostra India sia unito nella tragedia e ci si aiuti reciprocamente senza distinzione di casta o religione, senza lasciar prevalere il tentativo di creare divisioni”.