Terrorista di Bali: “Per l’islam morire decapitati è una benedizione”
di Mathias Hariyadi
Gli attentatori non mostrano alcun rimorso per la morte di oltre 200 turisti occidentali in vacanza sull'isola e chiedono di essere uccisi secondo i dettami della Sharia, che prevede la decapitazione. La sentenza sarà eseguita nelle prossime settimane in un’isola dello Java centrale.

Jakarta (AsiaNews) – Secondo la legge islamica è meglio “morire decapitati che fucilati”, e non bisogna mostrare “pentimenti o rimpianti” per le violenze che sono state commesse “in nome della guerra santa”. È il “testamento spirituale” di Imam Samudra, uno dei tre responsabili della strage di Bali del 2002 nella quale morirono oltre 200 persone, in attesa di essere giustiziato dalle autorità indonesiane.

“Fino a che morirò, non mostrerò mai segni di pentimento per le mie azioni”, avrebbe dichiarato il terrorista al fratello Lulu Jamaluddin, nel corso di un recente colloquio nel carcere di massima sicurezza dell’isola di Nusakambangan, nello Java centrale. Egli ha inoltre aggiunto che la guerra santa, condotta mediante “l’uso di bombe” e attacchi kamikaze, è “benedetta da Dio”, per questo non ci saranno mai “appelli alla clemenza” per evitare la pena di morte.

Secondo un avvocato della difesa, essi avrebbero chiesto di procedere alla condanna seguendo “i dettami della Sharia” che prevedono la morte per decapitazione: esso sarebbe un ulteriore segnale del loro sforzo di “promuovere i valori della legge islamica fino all’ultimo, anche in punto di morte: morire decapitati è una benedizione”. Il legale ha inoltre aggiunto che è stata scelta l’isola di Bali per l’attentato perché presa d’assalto da centinaia di “infedeli”, ovvero i cittadini americani e gli alleati più stretti fra cui inglesi e australiani, che ogni anno ne affollano le spiagge e i locali.

Da Jakarta un altro legale del trio ha chiesto il rigetto della sentenza di condanna perché “la corte suprema del Paese non ha seguito le corrette procedure per applicare la pena capitale”. Una presa di posizione subito respinta da Andul Hakim Ritonga, vice-procuratore distrettuale, secondo il quale “tutto è stato fatto a norma di legge” e vanno solo espletate “le ultime formalità burocratiche”. Egli sottolinea che è già stato scelto il luogo – la reggenza di Cilacap, nello Java centrale – ed è stata inoltrata una “richiesta ufficiale alle forze dell’ordine dell’isola e al quartier generale della polizia a Bali, al fine di nominare i tiratori scelti che eseguiranno la sentenza”.

La fucilazione dovrebbe avvenire entro la fine del mese prossimo, prima dell’inizio del mese sacro del Ramadan.