Cotabato City (AsiaNews) – Con una esecuzione in pieno stile terroristico, ieri nel Mindanao un gruppo armato ha bloccato un mini-bus uccidendo quattro uomini di fede cristiana, mentre una quinta persona risulta tuttora dispersa.
Secondo fonti della polizia, l’omicidio è avvenuto in un’area considerata una roccaforte dei ribelli del fronte islamico Moro, non nuovo a episodi criminali di questo tipo, e molto attivo nell’isola. Gli agenti non hanno voluto chiarire se l’assassinio ha un movente di tipo confessionale, né ha specificato se sia da imputare proprio alle milizie musulmane. Dalle prime ricostruzioni sembra che il bus, con 15 persone a bordo, sia stato bloccato nei pressi di Malabang, nella provincia di Lanao del Sur, zona controllata dalle truppe del Milf. Gli assalitori hanno derubato i passeggeri, liberando le donne; hanno poi sequestrato cinque persone trascinandole all’interno della foresta. Quattro sono state ammazzate a colpi di pistola, mentre non si sa ancora nulla sulla sorte del quinto uomo rapito.
Negli ultimi giorni appare sempre più in bilico l’accordo di pace fra il governo centrale e le truppe del Milf, ritenute responsabili anche dell’attentato del 24 luglio scorso a Davao del Sur. Sempre ieri, invece, 30 ribelli islamici hanno assaltato un avamposto militare a Dualing, nel Cotabato del Nord, uccidendo un civile e ferendo altre quattro persone.
Il Milf rivendica il controllo di alcune zone a maggioranza islamica del Mindanao, teatro di sanguinosi episodi di violenza: sul tavolo delle trattative la la creazione di uno stato “federale” – la Regione autonoma musulmana del Mindanao (Armm), che verrà ampliata con l’annessione di altri 712 villaggi a maggioranza islamica – oltre alla concessione dello sfruttamento delle risorse del territorio. I villaggi potranno decidere mediante referendum se unirsi all’Armm, ma il vice governatore del Nord Cotabato sottolinea l’inutilità della consultazione elettorale, perché vi sarebbero “brogli e minacce, al fine di spingere gli abitanti a votare per l’annessione”.
La chiesa cattolica filippina, attraverso la conferenza episcopale, auspica invece che “il governo e il fronte islamico Moro tornino a trattare, mettendo fine al momento di impasse”. Mons. Antonio Ledesma, arcivescovo di Cagayan de Oro e capo della commissione episcopale per il dialogo interreligioso, chiede con forza “la fine delle violenze” e la ripresa dei “colloqui di pace”. In caso contrario il Mindanao potrebbe rivivere gli anni di “terrore e guerra” già visti in passato. Per questo i vescovi sono favorevoli all’intervento di una terza parte che possa assumere il ruolo di mediatore neutrale fra i due fronti. Un ruolo che è ricoperto dalla Malaysia e che richiede “cura, diligenza e tempo” per andare a buon fine. Ma molti temono sia proprio il tempo a mancare: se non si raggiunge a breve un accordo, potrebbe scoppiare una nuova guerra nel Mindanao.