Rischia due anni di carcere l’attore che aiutava le vittime del ciclone Nargis
Zarganar è stato incriminato con l’accusa di “turbamento dell’ordine pubblico”, un capo di imputazione che prevede fino a due anni di galera. L’inizio del processo previsto per il prossimo 7 agosto; con il comico alla sbarra anche tre attivisti per i diritti umani.

Yangon (AsiaNews/Agenzie) – La giunta militare del Myanmar ha incriminato il popolare attore e leader dissidente Zarganar con l’accusa di “turbamento dell’ordine pubblico”; egli rischia una condanna fino a due anni di galera. Lo ha rivelato oggi Aung Thein, legale dell’attore, sottolineando che il capo di imputazione è stato formulato nel corso di un’udienza a porte chiuse che si sarebbe svolta mercoledì scorso nella famigerata prigione di Insein, nella capitale. Assieme all’attore sono stati ascoltati anche tre attivisti per i diritti umani. L’avvocato riferisce inoltre che Zarganar  è “comparso davanti alla corte per la prima volta” dal momento del fermo e che “l’inizio del processo vero e proprio è previsto per il prossimo 7 agosto”.

Zarganar è stato arrestato lo scorso 3 giugno per con l’accusa di “aver portato aiuti privati alle vittime del ciclone Nargis” e di aver “parlato con la stampa internazionale denunciando le malefatte della giunta al potere in Myanmar”. Nelle settimane successive alla tragedia egli ha organizzato un team di oltre 400 volontari che, sfidando i divieti e le restrizioni del regime militare, hanno portato soccorso a 42 villaggi, denunciando al contempo la reale situazione nelle zone colpite dal passaggio del ciclone Nargis. Durante le concitate fasi dell’arresto di Zarganar, gli agenti della polizia segreta hanno confiscato anche il computer e dei CD contenenti immagini delle zone del disastro (nelle divisioni di Irrawaddy e Yangon), oltre a una somma di mille dollari da donare ai superstiti del ciclone.

Negli ultimi gioni la giunta militare birmana, al potere da 46 anni, ha imposto un ulteriore giro di vite sui controlli e la censura, in vista del 20esimo anniversario della rivolta per la democrazia repressa dall’esercito nel sangue. L’8-8-88 rappresenta una data storica – e tragica – per il Paese, in occasione della quale morirono più di 3mila persona che manifestavano chiedendo democrazia e diritti umani.