Il titano olimpionico cinese guarda al cielo e teme la pioggia
di Wang Zhicheng
Le condizioni atmosferiche preoccupano gli organizzatori a poche ore dalla cerimonia inaugurale dei giochi. A rischio alcune performance per quella che si preannuncia come l’apertura più spettacolare di sempre. Da tempo la Cina sovvenziona esperimenti per “controllare il clima”.

Pechino (AsiaNews) – Fra le maggiori preoccupazioni degli organizzatori delle Olimpiadi di Pechino non vi è solo il terrorismo o le proteste selvagge di attivisti pro-Tibet o di protestanti evangelici: vi è soprattutto il meteo. Se domani sera alle 8 e 8 minuti dovesse piovere, quella che si preannuncia la cerimonia più spettacolare e più bella della storia delle Olimpiadi, sarebbe rovinata in un attimo. Alcune parti della performance – come quella che prevede migliaia di acrobati che “volano” in aria come delle fenici - dovrebbero essere cancellate.

L’Ufficio meteorologico della città continua a guardare il cielo con attesa e preoccupazione. Ieri per quasi due ore i suoi rappresentati hanno incontrato i giornalisti cercando di dare assicurazioni. Dicono che vi è il 41% di possibilità di pioggia, ma nella prima serata, per il resto – e sono previsioni di stamane – il tempo domani sarà nuvoloso, con temperature fra 25 e 30 grandi, umidità al 70%.

Vi sono voci che dicono di grandi progetti cinesi capaci di modificare il tempo atmosferico: provocando pioggia prima dell’orario della cerimonia; suscitando vento che spazza le nuvole; bloccando tutte le auto della città per migliorare la qualità dell’aria. Resta il fatto che lo sforzo titanico di anni per mostrare la grandezza della Cina al mondo intero è appeso a un filo imponderabile, il volere del cielo, davanti a cui anche i più potenti titani devono chinare il capo.

Il titanismo era una caratteristica dei tempi di Mao, i cui grandi progetti di industrializzazione (il Grande balzo in avanti) e di blocco delle inondazioni hanno portato ai più grandi fallimenti della storia recente del Paese, con decine di milioni di morti.

Il titanismo è anche il sottofondo di queste Olimpiadi, che devono mostrare la nuova immagine della Cina potente, moderna, efficiente, onnicomprensiva.

Ma il tempo si fa beffe di questa immagine luminosa. Stamane Pechino si è svegliata in una coltre di nebbia opalescente, con un sole malato e con un tasso di inquinamento quasi il doppio degli standard fissati dall’Organizzazione mondiale della sanità. Il Comitato olimpico di Pechino teme ancora che qualche atleta sfili domani sera indossando una maschera per salvarsi i polmoni.

L’operazione di presentare un’immagine tersa è riuscita soprattutto in un aspetto: nell’eliminare mendicanti e lavoratori migranti dalla città. Dopo averli chiamati a costruire le meraviglie del villaggio olimpico e i grattacieli mozzafiato della capitale, essi sono stati mandati via. L’assenza dei migranti è sentita persino dalla gente comune: ai mercati rionali non ci sono verdure fresche, frutta, rifornimenti di solito operati da questa manodopera a basso costo.

Fra i portatori della torcia non vi è nemmeno un povero o un operaio: tutti i tedofori sono grandi personalità, atleti di fama mondiale, capi di partito, manager di compagnie cinesi, di Hong Kong, Taiwan, stranieri… Nemmeno un pechinese comune. Anche se queste Olimpiadi sono “di Pechino”, alla gente di Pechino si consiglia con striscioni e volantini di starsene in casa “per evitare problemi agli ospiti stranieri”.