Appello di vescovi e leader islamici a riprendere le trattative
di Santosh Digal
L’esercito avanza, ma oltre 160mila persone sono fuggite da casa, lasciando tutto. Vescovi cattolici e leader islamici chiedono a governo e ribelli di riprendere i colloqui.

Manila (AsiaNews) – Continuano i violenti scontri tra esercito e separatisti del Fronte islamico Moro (Milf) nel Nord Corabato (Mindanao), dove oltre 160mila cattolici e islamici sono in fuga. Appello di vescovi cattolici e leader islamici alle parti ad “essere generosi verso l’altro” e riprendere le trattative per la pace.

Sotto la massiccia offensiva dell’esercito, preparata da giorni di bombardamenti di mortaio e dagli elicotteri, i ribelli del Milf stanno arretrando e il maggiore Armando Rico annuncia che i militari hanno finora “liberato” 7 villaggi e avanzano.

Ma è evidente che nessuno è prossimo a una vittoria nel conflitto che dura da quasi 40 anni e ha causato oltre 120mila morti.

Mons. Angel Lagdameo, presidente della Conferenza episcopale cattolica filippina, ha chiesto alle parti di sospendere subito gli scontri, per la salvezza dei civili, sia cristiani che islamici. La tv ha mostrato la gente, presa tra i due fuochi, fuggire non appena sente sparare, portando con sé appena quel poco che riesce a portare. E’ il periodo del raccolto, ma i campi sono abbandonati e spesso devastati dagli scontri e dal fuoco preparatorio. Almeno 83 case sono state distrutte.

Già nei giorni scorsi è arrivato il “sostegno” al trattato di mons. Orlando Quevedo, arcivescovo di Cotabato, e mons. Antonio Ledesma, arcivescovo di Cagayan de Oro, ritenuto un serio tentativo di “bilanciare la sovranità nazionale e soddisfare l’aspirazione di maggior autonomia dei territori del Bangsamoro”.

E’ probabile che la presidente Gloria Macapagal Arroyo ne parlerà con i vescovi domani, quando si recherà nella zona.

Anche il direttore dell’Ufficio affari islamici Datu Ali B. Sangki, il noto attore “Abdul Aziz” Padilla e altri leader islamici invitano “alla pace e alla sobrietà”. Sangki ritiene che i colloqui della pace siano stati proficui e che il governo della Arroyo cerca “una soluzione paritaria”. Osserva che la bozza di accordo prevede un referendum nelle nuove zone incorporate nella nuova regione islamica, nei quali la popolazione potrà chiedere di esserne esclusa. “Diamo una possibilità alla pace”, ripete.

Padilla ha partecipato, per la pace, alla preghiera del venerdì alla moschea “OMA” a Queszon City, Manila nord occidentale.

A favore della pace, oltre 1.000 islamici hanno manifestato davanti alla Golden Mosquea a Quiapo (Manila). Pendatun Disimban, leader del Bangsamoro Solidarietà per la Pace e organizzatore della dimostrazione, è però critico verso i politici di Mindanao, molti dei quali dice che si sono opposti alla bozza di accordo per coprire “i loro furti di terre” a danno degli islamici.

Le 2 parti erano vicine a firmare un preliminare di accordo per creare la Regione autonoma islamica di Mindanao, ma il 5 agosto la Corte suprema ha bloccato la firma accogliendo le doglianze di autorità locali e molti politici, secondo i quali  questo accordo non era stato reso noto in modo integrale, non era stato approvato dalle popolazioni interessate e avrebbe riconosciuto una sorta di Stato islamico con grande autonomia. In risposta, il Milf ha occupato diverse città cristiane.

E’ il momento persino dei gesti simbolici clamorosi, come quello del maggiore Lawrence Cruz e della cristiana Grace Galindez-Gupana, entrata nel Guinness dei primati per avere fatto la più grande bandiera del mondo: hanno disteso una bandiera filippina di circa due ettari, presso la Scuola superiore di Iligan, per simboleggiare l’unità nazionale tra islamici e cristiani.