Migliaia di sfollati vivono sotto gli alberi; l’esercito ostacola gli aiuti
di Melani Manel Perera
Oltre 75mila profughi solo da giugno, mentre si intensificano gli scontri tra esercito e Tigri Tamil. L’esercito ostacola l’invio di aiuti umanitari, che dice sono presi dai ribelli. Vescovo di Mannar: occorre garantire la sicurezza della popolazione e provvedere alle esigenze elementari.

Colombo (AsiaNews) – Secondo dati ufficiali delle Nazioni Unite, oltre 75mila persone sono fuggite dalle loro case nel nord dello Sri Lanka negli ultimi 2 mesi e mezzo. Esse vanno ad aggiungersi ai molti sfollati in anni di conflitto. La zona controllata dalle Tigri Tamil per la liberazione Eelam (Ltte) è un campo di battaglia dove la popolazione fugge da una zona all’altra e dove è anche difficile far arrivare gli aiuti delle organizzazioni umanitarie.

Il National Peace Council (Npc), gruppo che lavora per i diritti di tutte le comunità e cerca una soluzione pacifica ai problemi etnici, spiega che è soprattutto l’esercito a impedire l’invio di aiuti alla popolazione, per timore che il Ltte se ne appropri per fini bellici. In migliaia vivono all’aperto, sotto gli alberi.

“Il benessere della popolazione – osserva il Npc – non deve essere impedito da ragioni strategiche. I civili non debbono essere usati come scudo umano, e noi chiediamo al governo di non far uso di fuoco aereo e di artiglieria nelle zone dove abitano civili”. “Chiediamo anche che sia stabilito un corridoio umanitario, rispettato da esercito e ribelli, con l’aiuto di Nazioni Unite e Croce Rossa, dove chi vuole possa andare e lasciare la zona di guerra. Chi lascia la zona di guerra deve, poi, essere trattato con rispetto e dignità e avere libertà di movimento, senza essere confinato nei “campi di accoglienza” a Kalomottai e Sirundakal, come anche ha denunciato il vescovo Rayappu”.

Il governo dice che ha le prove che la gran parte degli aiuti umanitari per i civili sono stati presi dal Ltte. Intanto l’esercito guadagna terreno e riconquista villaggi: ieri hanno preso Mulankavil, descritta dal ministro della Difesa come “una roccaforte delle Tigri Tamil”.

Il vescovo di Mannar, mons. Jospeh Rayappu, a sua volta, ha chiesto al governo di studiare come garantire la sicurezza e la salvezza dei civili nel settentrione e di permettere a Nazioni Unite e gruppi umanitari di portare loro quanto necessario per le esigenze elementari. Come pure di stabile una “zona neutrale” in ciascuno dei 3 distretti ove si combatte. Proposte fatte proprie anche dal Npc.