Georgia, ancora nessun segno del ritiro delle truppe russe
Nonostante l’accordo sul progressivo rientro a partire dalle 12 di ieri, fonti di Tbilisi denunciano la presenza massiccia dell’esercito nemico sul proprio territorio. Putin ordina la chiusura dei confini fra i due Stati, mentre la diplomazia internazionale cerca una via per risolvere la crisi.

Tbilisi (AsiaNews/Agenzie) – Nessun carro armato dell’esercito russo ha lasciato il territorio georgiano, a dispetto dell’accordo che prevedeva il progressivo ritiro delle truppe a partire dal mezzogiorno di ieri, lunedì 18 agosto. È quanto denunciano esponenti del governo di Tbilisi, secondo i quali Mosca non rispetterebbe i patti raggiunti con la comunità internazionale, mantenendo mezzi militari e forze dell’esercito in Georgia.

Questa mattina il governo russo ha inoltre predisposto la chiusura parziale dell’unico punto di frontiera con il Paese confinante, per prevenire l’ingresso nel suo territorio di “terroristi stranieri”. Secondo una disposizione firmata oggi dal premier Putin, l’entrata in Russia da Georgia e Azerbaijan è consentita solo ai cittadini del CIS (Commonwealth of Indipendent States), un raggruppamento che unisce diversi stati della ex-Unione Sovietica sotto la leadership di Mosca.

Nel frattempo a Bruxelles si apre una riunione straordinaria dei ministri degli Esteri dei Paesi UE per discutere della crisi georgiana, ai quali il segretario di Stato Usa Condoleezza Rice chiede una risposta decisa contro Mosca. Restano però le divisioni in seno alla Nato, visto che non è stata ancora trovata una linea comune sulle eventuali sanzioni da adottare contro la Russia, colpevole secondo la Rice di “aver minato la democrazia in Georgia”. Il piano di pace che la comunità internazionale intende promuovere è articolato in sei punti: fermare l’uso della forza; bloccare tutte le operazioni militari; garantire libero accesso agli aiuti umanitari; ritorno delle truppe georgiane negli originari punti di difesa permanente; rientro delle armate russe nelle posizioni mantenute prima dello scoppio del conflitto; vertice internazionale sulla sicurezza nell’Ossezia del Sud e nell’Abkhazia.