A Damasco un imprevisto vertice a quattro sul Medio Oriente
Domani arriva nella capitale siriana il presidente francese Nicolas Sarkozy, Il giorno dopo sono annunciati anche il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan e l’emiro del Qatar, Hamad bin Khalifa al-Thani.
Beirut (AsiaNews) – Si è trasformato in un inatteso vertice a quattro sul Medio Oriente la visita del presidente francese Nicolas Sarkozy in Siria, che comincia domani. Il giorno dopo, giovedì, arriveranno a Damasco anche il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan e l’emiro del Qatar, Hamad bin Khalifa al-Thani. Reso noto da una fonte diplomatica turca, il vertice si annuncia importante, ove si ricordi il ruolo di mediatore tra Israele e Siria che sta svolgendo la Turchia e quello analogo svolto dal Qatar per porre fine all’impasse politico libanese e positivamente conclusosi con l’accordo di Doha. Il Paese del Golfo è inoltre presidente di turno del Gulf Cooperation Council e la Francia lo è della Ue.
 
Nessuna indiscrezione, finora, sull’agenda dell’incontro. In Turchia si ipotizza che esso sia puntato in primo luogo sul processo di pace con Israele. I negoziati indiretti tra i due Paesi, che dovevano avere nei giorni scontri il loro quinto round, sono al momento sospesi, ma “temporaneamente”. Ciò, secondo gli israeliani, è dovuto al fatto che si è dimesso il consigliere del premier Olmert, Yoram Turbowicz, che aveva l’incarico di portare avanti i negoziati. Fonti israeliane hanno infatti definita “molto possibile” la ripresa della trattativa, peraltro annunciata dalla Radio israeliana. Da parte sua, il ministro siriano all’informazione, Mohsen Bilal, in una dichiarazione diffusa dall’agenzia statale SANA, ha posto la trattativa con lo Stato ebraico tra i mezzi che il Paese continua a mandare avanti per “liberare” le Alture del Golan (nella foto), prese da Israele con la guerra del 1967. Col quale i negoziati mirano “a raggiungere una pace giusta e globale” .
 
Difficile, poi, non pensare che Sarkozy e l’emiro del Qatar non metteranno sul tavolo la situazione libanese e la difficile vita del governo di unità nazionale, uscito proprio dall’accordo di Doha e del quale, peraltro, il presidente della Repubblica Michel Suleiman è andato a parlare con l’emiro.