L’ex presidente Chen nega l’accusa di peculato e si trincera dietro il “segreto”
Sentito ieri per ore dall’accusa, ha insistito che ogni spesa è avvenuta per ragioni di Stato, anche coperte da segreto. L’attuale presidente Ma ha consentito ai magistrati l’accesso ai documenti riservati. Per lo scandalo già a giudizio la moglie e coinvolti pure figlio, nuora e genero.

Taipei (AsiaNews/Agenzie) – Chen Shui-bian respinge l’accusa di aver sottratto e portato all’estero 14,8 milioni di dollari di Taiwan (circa 322mila euro) di fondi pubblici tra il maggio 2000 e l’agosto 2006, quando era presidente, e parla di ragioni “politiche”, ma senza fornire alcuna vera spiegazione per gli ammanchi.

L’ex presidente, sentito ieri per oltre 4 ore dal pubblico ministero, ha definito l’accusa infondata e ha spiegato le “uscite” non giustificate con “ragioni di Stato”, quali missioni diplomatiche riservate. Ha sostenuto di avere agito in modo identico sia al suo predecessore Lee Ten-hui sia all’attuale presidente Ma Ying-jeou. Ha dichiarato che Lee, quando era presidente, non ha fornito spiegazioni per il 75% delle spese effettuate durante una delicata missione diplomatica. Ha ricordato che anche Ma è stato accusato di sottrazione di fondi quando era sindaco di Taipei per avere speso più del suo budget mensile e per avere inviato 500mila dollari Usa alle due figlie negli Stati Uniti, venendo poi prosciolto non risultando alcuna appropriazione.

Scettici molti analisti, che dicono che Chen vuole “creare l’impressione” di una persecuzione politica da parte del Partito Kuomintang e di essere trattato in modo differente da altri politici.

Per questa vicenda è stata rinviata a giudizio sua moglie Wu Shu-chen per corruzione e falso documentale (all’epoca Chen era protetto dall’immunità come presidente): processo che è stato rinviato ben 17 volte per “malattie” lamentate da Wu e sospeso nell’ottobre 2007 dopo che Chen ha qualificato i documenti relativi a sue “spese speciali” come coperti da segreto di Stato. Un mese fa Ma ha consentito ai giudici l’accesso a questi documenti, decisione contestata dall’ufficio di Chen come “incostituzionale e illegale”. Sono anche coinvolti il figlio, la nuora e il genero, con varie accuse di avere ricevuto e riciclato fondi statali. L’accusa sostiene che almeno 1,5 milioni di dollari di Taiwan sono stati spesi per comprare a Wu gioielli e altri generi di lusso.