Thailandia: il Ppp nomina Somchai, nel Paese continuano le proteste
di Weena Kowitwanij
La scelta del cognato di Thaksin criticata dal Pad, che vede un nuovo “fantoccio” nelle mani dell’ex premier. Un movimento buddista appoggia la rivolta e spiega: “Non vogliamo mischiare religione e Stato”, ma difendere il valore della democrazia e promuovere lo sviluppo della nazione.

Bangkok (AsiaNews) – Il partito tailandese di maggioranza, People’ Power Party, ha designato Somchai Wongsawat quale candidato alla carica di Primo ministro, funzione che ricopre ad interim dalla settimana scorsa all’indomani delle dimissioni di Samak Shinawatra. Somchai, cognato dell’ex leader in esilio Thaksin Shinawatra, ha ricevuto il sostegno in blocco del proprio partito (il Ppp, che detiene la maggioranza nel Paese), ma difficilmente riuscirà a placare le proteste montate contro l’ex primo ministro Samak. Egli era infatti accusato di essere un “fantoccio nelle mani di Thaksin”; il candidato alla successione, avendo legami di parentela con l’ex premier in esilio volontario a Londra per sfuggire alle accuse di corruzione, non può certo garantire maggiore “indipendenza e credibilità” agli occhi dell’opposizione e dell’Alleanza popolare per la democrazia (Pad). Il voto per la nomina del nuovo premier dovrebbe avvenire entro la fine di questa settimana.

In un quadro politico ancora tutto da definire, per la prima volta prendono posizione anche i buddisti della Thailandia che in passato hanno mantenuto un atteggiamento di distacco verso le istituzioni del Paese. Alle proteste delle scorse settimane del Pad si sono uniti anche gli esponenti del Dharma Forces, un gruppo religioso legato al movimento Santi-Asoak, che attraverso il loro leader spiegano l’adesione alle proteste popolari: “Gli insegnamenti del Buddha ci invitano ad agire per il bene del prossimo – afferma il monaco eremita Phra Bhothirak – e lo stesso criterio vale nella vita politica, che consiste nel lavorare per il bene dei popolo. Abbiamo a cuore il valore della democrazia, in cui il potere è affidato al popolo ed esercitato in nome suo, quindi non deve stupire la nostra scelta”, che nulla ha a che vedere con la separazione fra sfera religiosa e vita politica. Egli sottolinea che la loro azione resta sempre legata ai valori della “pace, della calma” e il ruolo dei monaci può diventare una componente essenziale per riportare l’armonia e “dirimere i conflitti”. “Il movimento Santi-Asoak – ribadisce il leader buddista – appoggia le rivendicazioni lanciate dal Pad e ne sostiene l’azione politica”.

Per dirimere ogni dubbio su eventuali secondi fini nella discesa in campo del movimento buddista, Phra Bhothirak cita le sacre scritture nelle quali il Buddha invita i discepoli a “condurre una vita spirituale e staccata dai beni materiali”, per porre fine alle “sofferenze” re aggiungere l’illuminazione. Egli si chiede al riguardo se sia più giusto “rimanere chiusi nei templi” o uscire allo scoperto “e rivendicare l’ideale di giustizia e benessere per tutti i cittadini. Qui non si tratta di vincere o perdere una contesa politica – conclude il monaco – ma di dare un impulso decisivo per lo sviluppo della nazione”.