La vittoria di Tzipi Livni e le fragili speranze di pace per il Medio Oriente
di Joshua Lapide
La Livni vince con un leggero margine. Deve ora costruire una coalizione per formare un governo. Deve fare i conti con le divisioni nel suo partito e con quelle degli interlocutori palestinesi.

Tel Aviv (AsiaNews) – Il ministro degli esteri Tzipi Livni è riuscita a conquistare la guida del partito Kadima con un risicato margine leggermente superiore all’uno per cento sul suo principale concorrente, Shaul Mofaz. Circa il 50% degli aventi diritto al voto si sono presentati alle elezioni.

Tzipi Livni, 50 anni, è stata membro del Mossad, avvocato e poi ministro della giustizia sotto Sharon. È fra i membri fondatori del Kadima ed è la seconda donna alla carica di ministro degli esteri dopo Golda Meir (1969-1974).

Nel suo discorso di vittoria stamane, la Livni ha espresso gratitudine per i suoi sostenitori, affermando che la sua nuova carica la spinge a vivere il suo lavoro con “grande riverenza”. Ella ha anche chiesto al suo partito di lavorare insieme per costruire una coalizione che possa governare il Paese. La vittoria di stanotte, infatti, mette la Livni a capo del partito, ma Olmert rimane primo ministro. Egli darà le dimissioni, che saranno accettate dalla Knesset, quando la nuova leader del Kadima avrà costruito alleanze per un governo duraturo. Da domani 19 settembre, e per 42 giorni, la Livni comincerà le consultazioni con altri partiti per una coalizione e un nuovo governo. Il suo compito appare difficile anzitutto perché il suo stesso partito è fragile. Il Kadima, nato nel 2005 da fuoriusciti dal Labour e dal Likud, è prostrato dagli scandali che hanno costretto Olmert a ritirarsi.  Il Kadima è anche diviso: fino all’ultimo i sostenitori di Mofaz hanno lottato per lui, pensando che egli ha più esperienza per costruire una forte coalizione di governo. Ma troppe previsioni danno la Livni vincitrice in possibili elezioni generali contro il Likud di Benjamin Netanyahu e alla fine ha prevalso questa tendenza.

Da parte sua lo Shas ha già messo condizioni economiche e politiche per partecipare alla coalizione. Le più difficili da soddisfare sono quelle politiche: essi infatti esigono che non si faccia ai palestinesi alcuna concessione su Gerusalemme. Invece, uno dei motivi per cui la Livni si è imposta è proprio la sua immagine dialogica verso l’Autorità palestinese. Dal lancio del processo di pace ad Annapolis (novembre 2007), è stata la responsabile del dialogo coi palestinesi.

Anche il campo palestinese non si presenta senza difficoltà. Saeb Erakat, negoziatore per l’Autorità palestinese, ha commentato la vittoria della Livni come una speranza per “un ritorno alla stabilità”. Ismail Haniye, il capo di Hamas, ha espresso invece tutta la sua sfiducia: “Tutti i leader israeliani – ha detto da Gaza – sono uniti in una posizione ostile contro il nostro popolo, negando i loro diritti”.