Santa Sede: la protezione delle popolazioni è un dovere internazionale
Intervenendo all’assemblea dell’Onu, mons. Migliore ricorda che il concetto di “protezione” non dovrebbe servire per giustificare aggressioni tra Stati. Esso invece deve spingere a “far fronte insieme alle crisi e trovare la spinta per negoziati aperti e leali, per dare sostegno alla forza morale della legge e ricercare il bene comune”.
Città del Vaticano (AsiaNews) - Il concetto del dovere di protezione della popolazione civile sta divenendo sempre più condiviso nella comunità internazionale, ma esso viene a volte usato per giustificare forme diverse di inaccettabile aggressione nei confronti di altri Stati. Proteggere i cittadini è una responsabilità che l’Onu dovrebbe sentire in prima persona e la comunità internazionale dovrebbe intervenire se i singoli governi “non sono capaci o non vogliono farlo”. Un campo è quello della tutela degli orfani di persone morte di Aids, che spesso vengono trattati come schiavi. Il principio della ingerenza umanitaria è stato al centro dell’intervento pronunciato ieri a New York, nel corso del dibattito generale della 63ma assemblea generale delle Nazioni Unite dall’osservatore permanente della Santa Sede, mons. Celestino Migliore, il testo del quale è stato diffuso oggi in Vaticano.
 
In passato, ha ricordato il diplomatico vaticano, “il concetto di ‘protezione’ è stato troppo spesso un pretesto per espansione o aggressione”. E’ qualcosa che “tragicamente continua ancora” e sulla quale l’Onu deve vigilare affinché questo non accada, pena la sua stessa credibilità. Mons. Migliore ha ricordato che Benedetto XVI nel suo discorso all’Onu, il 18 aprile, ha evidenziato come “la responsabilità di proteggere sia servita e continui a servire come principio condiviso da tutte le nazioni per governare i loro cittadini e regolare le relazioni tra i popoli. Questa affermazione evidenzia le basi morali e storiche del governo degli Stati”.
 
La “responsabilità di proteggere” deve dunque essere “la necessità per la comunità internazionale di far fronte insieme alle crisi e di trovare la spinta per negoziati aperti e leali, per dare sostegno alla forza morale della legge e ricercare il bene comune”. “In gioco – ha concluso mons. Migliore - non c’è solo la credibilità dell'Onu e dei leader mondiali ma, ed è ancor più importante, la capacità della comunità umana di provvedere cibo e sicurezza e di proteggere i diritti umani fondamentali, cosicché tutti i popoli abbiano l’opportunità di vivere liberi dalla paura e vogliano e possano realizzare la loro insita dignità”.