Mosul, ancora un “omicidio mirato” contro la comunità cristiana
Ieri è stato ucciso un commerciante disabile di 25 anni, poco distante dal negozio di sua proprietà. L’obiettivo dei fondamentalisti è azzerare le attività dei cristiani e costringerli alla fuga. Una fonte di AsiaNews denuncia “complicità” della polizia e il “muro di omertà” calato sulle stragi.

Mosul (AsiaNews) – Non si ferma la strage dei cristiani a Mosul: ieri, lunedì 6 ottobre, è stato freddato a colpi di pistola Ziad Kamal, 25enne disabile e proprietario di un’attività commerciale in città. Il giovane, affetto da handicap, possedeva un negozio nel quartiere di Karama ma da tempo aveva comprato casa a Bartella, una cittadina a maggioranza cristiana poco distante da Mosul, per ragioni di sicurezza.

Ziad Kamal è stato prelevato da un gruppo armato all’interno del suo negozio e condotto in un luogo poco distante, dove è stato ucciso a colpi di arma da fuoco. L’omicidio di ieri, contro un esponente della comunità cristiana, è solo l’ultimo di una lunga serie che ha per teatro la città di Mosul. Sabato 4 ottobre altri due uomini erano stati barbaramente assassinati in due diverse zone della città: Hazim Thomaso Youssif, di 40 anni, era stato freddato di fronte al negozio di abbigliamento di sua proprietà, mentre un giovane di 15 anni, Ivan Nuwya, era stato ucciso a colpi di pistola nel quartiere di Tahrir, davanti alla soglia di casa, di fronte alla locale moschea di Alzhara.

I fondamentalisti sembrano quindi aver preso di mira una parte ben precisa della comunità cristiana: due degli ultimi tre omicidi hanno colpito proprietari di negozi a Mosul. Un segnale chiaro dei terroristi che mirano a sradicare la comunità cristiana, azzerarne le attività economiche e costringere la popolazione ad andarsene.

Una fonte di AsiaNews a Mosul rivela che “la situazione si fa sempre più difficile per i cristiani” mentre il resto del mondo pare aver “dimenticato le nostre sofferenze” sulle quali è sceso un “muro di omertà”. La fonte lancia una precisa accusa “contro il governo iracheno” che “non ha fatto niente” finora per “fermare le stragi” e punta il dito contro le forze dell’ordine, che si dice “siano complici” dei gruppi criminali che ammazzano i cristiani.

Ieri nella capitale si è tenuta una manifestazione (nella foto) promossa da mons. Shlimon Warduni, arcivescovo dei cattolici caldei di Baghdad, per chiedere la reintroduzione nella legge elettorale dell’articolo 50, che garantisce una quota di seggi alle minoranze etniche e religiose alle prossime elezioni per il rinnovo dei consigli provinciali. “Non capiamo – dichiara mons. Warduni – perché non sia stata inserito l’articolo di legge, ma siamo intenzionati a difendere i nostri diritti negati e invitiamo le autorità ad assicurare che la comunità cristiana non venga discriminata”. Il prelato conclude lanciando un appello nel quale auspica che “venga ripristinato l’articolo 50” e vengano tutelate le “minoranze religiose”. (DS)