Mosca (AsiaNews/Agenzie) – Un ritardo di almeno due anni per il gasdotto South Stream, per portare energia dalla Russia all’Italia. Molti esperti commentano che i crescenti costi del progetto potrebbero causare un “ripensamento” della ditta russa Gazprom. Secondo il giornale economico russo Vedomosti, la statale Gazprom, leader per l’energia, prevede che il gasdotto sia operativo dal 2015. Un forte ritardo rispetto alla previsione di Alexei Miller, capo della Gazprom, che alcuni mesi fa ha indicato il 2013.
Il progetto, portato avanti tra le altre dalla Gazprom e dall’italiana Eni, vuole portare 31 miliardi di metri cubi (mmc) di gas annui passando sotto il Mar Nero, attraverso Bulgaria, Grecia, Ungheria e Serbia fino in Italia. Ma cresce il costo dell’operazione, già giunto a circa 14,7 miliardi di euro ma che si prevede aumenti.
Esperti commentano che questo gasdotto vuole affrancare Mosca da quelli esistenti che passano per Ucraina e Turchia, specie dopo le dispute del 2007 con Kiev. Ma il gasdotto Druzhba, che attraversa l’Ucraina, porta ogni anno 130 mmc di gas, 4 volte la capacità del South Stream, che quindi non appare sufficiente a far aggirare l’Ucraina. Proprio grazie alla sua posizione, l’Ucraina paga alla Gazprom 179,5 dollari ogni mille metri cubi di gas, mentre l’Europa lo paga 4-500 dollari. Ma molti ritengono preferibile rinegoziare il prezzo con l’Ucraina, piuttosto che affrontare la spesa per il South Stream.
Il progetto, peraltro, ha ulteriori finalità politiche. Mosca vuole così indebolire il progetto Nabucco, che vuole portare l’energia dell’Asia centrale da Baku in Azerbagian fino in Austria. Ma c’è anche il progetto russo-tedesco North Stream per un gasdotto sui fondali del Mar Baltico che scavalchi Polonia e Stati baltici.