E’ incerto se Pyongyang stia davvero smantellando gli impianti nucleari
La Corea del Nord lo ha annunciato ieri, ma oggi Seoul dice che non ha ancora visto farlo. Gli Usa hanno tolto il Paese dagli Stati terroristi, suscitando il malumore del Giappone.

Seoul (AsiaNews/Agenzie) – La Corea del Nord ha ripetuto ieri che continuerà lo smantellamento dei suoi impianti nucleari militari, dopo che l’11 ottobre gli Stati Uniti l’hanno tolta dagli Stati che sostengono il terrorismo. Ma oggi la Corea del Sud dice che l’annunciato smantellamento non è ripreso, mentre proseguono le critiche del Giappone.

Washington dice che vuole aiutare la popolazione nordocoreana, isolata e ridotta alla fame, rimuovendo un ostacolo alla sua accettazione internazionale. La decisione era già maturata almeno da giugno, ma poi rinviata finché non è stato consentito agli ispettori Usa di visitare luoghi sospettati di attività nucleare.

In risposta, ieri fonti del ministero nordcoreano degli Esteri hanno confermato la ripresa della disattivazione delle strutture nucleari militari che producono plutonio e che permetteranno l’accesso di ispettori.

Oggi, tuttavia, Moon Tae-young, portavoce del ministro sudcoreano agli Esteri, ha ribadito che “queste attività [di smantellamento] non sono state ancora notate”. A settembre Seoul ha fermato il previsto invio di 3mila tonnellate di acciaio in Nord Corea, quando la stessa ha annunciato di rimettere in funzione l’impianto di Yongbyon (nella foto), perché non depennata dalla lista degli Stati terroristi. Il ministro per l'Unificazione, Kim Ho-nyeon, ripete che il governo sta considerando vari aiuti, tra cui “forniture di acciaio e cibo”.

Adirate le reazioni del Giappone contro la decisione Usa. Tokyo chiedeva che questa concessione fosse condizionata ad un’apertura di Pyongyang sui giapponesi rapiti negli anni ’70 e ’80, per usarli come istruttori delle spie coreane sulla vita giapponese, da allora scomparsi senza notizie. Anche se il premier Taro Aso ha osservato, conciliante, che la questione potrà essere ripresa nei “colloqui a 6” sul nucleare, a cui partecipano entrambi gli Stati.