Hebron, centinaia di agenti palestinesi occupano la città
L’operazione voluta dal presidente Abu Mazen, coordinata con Israele e sostenuta dai governi occidentali, intende ristabilire la sicurezza nella zona e in tutta l’area della Cisgiordania. Continua la crisi politica in Israele, a un passo dalle elezioni anticipate.

Hebron (AsiaNews/Agenzie) – Nella notte fra 24 e il 25 ottobre circa 600 agenti della sicurezza palestinese hanno occupato diverse zone di Hebron, in seguito all’operazione lanciata dal presidente Mahmoud Abbas per raffrozare il controllo di Fatah nei territori della Cisgiordania.

Una mossa sostenuta da Israele e dai governi occidentali che chiedono maggiori garanzie in un'area che è stata teatro in passato di violenti scontri fra i palestinesi e i coloni israeliani. “Siamo seriamente intenzionati a prendere il controllo di Hebron – afferma Samih al-Saifi, responsabile delle forze di sicurezza palestinesi nella zona – e fermeremo chiunque disturberà l’ordine pubblico o infrangerà la legge, a partire dai gruppi armati”. Secondo fonti della sicurezza israeliana l’operazione gode dell’appoggio del governo Tel Aviv, che coordina i movimenti delle forze palestinesi, precisando inoltre che esse “non possono intervenire nelle aree dove vivono i coloni israeliani”.

L’accordo sull’operazione era stato raggiunto nella notte del 22 ottobre durante un vertice fra Palestina e Israele, durante la quale si è deciso di schierare per almeno un mese centinaia di agenti per garantire la sicurezza in città, la terza in Cisgiordania dove sono state dislocate nuove truppe fedeli ad Abu Mazen.

Hebron è considerata la roccaforte politica di Hamas, che esercita una vasta influenza sulla città; il controllo dell’interna zona - nei mesi scorsi sono state dispiegate nuove forze anche a Nablus e Jenin - è fondamentale per garantire la pace nell’area e una maggiore forza di Fatah in prossimità delle elezioni presidenziali di gennaio, quando si concluderà il termine di Mahmoud Abbas..

Sul fronte israeliano, invece, appare sempre più difficile la formazione di un nuovo governo per il premier “in pectore” Tzipi Livni, subentrata all’ex Primo Ministro Ehud Olmert dopo lo scandalo che ne ha segnato la fine della carriera politica. Ieri gli esponenti del partito ultra-ortodosso Shas hanno rifiutato le condizioni dettate dalla leader di Kadima per la formazione di un governo di coalizione nazionale; la prospettiva di elezioni anticipate si fa sempre più concreta.