Pechino interviene in via diretta per trattare la liberazione dei cinesi rapiti
Dopo che quattro cinesi rapiti sono morti e altri tre feriti, la Cina invia un gruppo di esperti per trattare la liberazione dei due ancora rapiti. E’ la maggior violenza subita da Pechino nella sua politica mondiale per assicurarsi materie prime ed energia.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Arriva oggi in Sudan il gruppo di funzionari cinesi per “negoziare in ogni modo utile” la liberazione dei due lavoratori petroliferi cinesi ancora in mano dei ribelli. Pechino vuole gestire in modo diretto la situazione, dopo che il 27 ottobre 4 cinesi rapiti sono morti (nella foto) in uno scontro armato tra sequestratori e forze sudanesi, mentre tre sono stati liberati e sono in ospedale.

Sono tuttora incerte le circostanze delle morti. La Cina dice che sono morti durante un tentativo “molto poco organizzato” di liberarli, mentre il Sudan dice che sono stati uccisi dai rapitori perché spaventati da un aereo ricognitore. C’è pure incertezza circa gli autori del crimine: Khartoum accusa il gruppo ribelle del Darfur Justice and Equality Movement, che però nega ogni coinvolgimento.

La Cina, alleato chiave del Sudan per il commercio, le forniture di armi e la protezione che gli assicura in sede internazionale, appare critica per come Khartoum ha gestito la vicenda. I 9 cinesi sono stati rapiti il 18 ottobre da ribelli a Kordofan, dove lavorano presso un giacimento petrolifero sfruttato dal Greater Nile Petroleum Operating Company, un consorzio di ditte tra cui la cinese China National Petroleum Coop.

Analisti osservano che è la più grave violenza mai subita dalla Cina nella sua onnipresenza mondiale per espandere i commerci e assicurarsi materie prime ed energia. Fonti del  ministero degli Esteri hanno detto che saranno ora prese “nuove misure” per proteggere gli interessi cinesi in Sudan. Da anni la Cina è criticata perché sfrutta le materie prime africane senza curarsi che le somme pagate siano utilizzate a favore della popolazione, piuttosto che intascate da governi corrotti.

Pechino acquista circa i due terzi del greggio sudanese, ma è molto criticata perché non si oppone al genocidio contro la popolazione del Darfur (dal 2003 oltre 300mila morti, 2,5 milioni di sfollati secondo dati Onu), contro cui è impegnata la comunità internazionale ma che la Cina ritiene “un affare interno” del Paese. E’ anche accusata di vendere al governo sudanese armi usate proprio nel Darfur. Pechino risponde che aiuta lo sviluppo economico del Paese, a vantaggio dell’intera popolazione.