La ditta Lapindo Brantas “responsabile” per il mare di fango
di Mathias Hariyadi
Decine di geologi di fama mondiale concordano che l’eruzione di fango bollente a Porong sia conseguenza del carente scavo di un pozzo minerario. Da anni si discute chi debba pagare i danni e risarcire le migliaia di profughi.

Jakarta (AsiaNews) – La Lapindo Brantas Inc. è responsabile per la fuoriuscita del mare di fango bollente che in Indonesia ha allagato interi villaggi, interrotto strade e ferrovie e costretto migliaia di persone a lasciare la casa e il lavoro. Esperti riuniti in Sud Africa per discutere il problema, hanno concluso che il disastro è conseguenza dello scavo di un pozzo, per cercare gas, senza rispetto di cautele elementari.

Dal maggio 2006 dallo scavo a Porong, nella reggenza di Sidoarjo, provincia Java orientale, il fango bollente esce senza sosta, superando ogni tentativo di richiudere il pozzo ed invadendo una zona sempre più estesa.

La Lapindo Brantas, autrice dello scavo, ha sempre indicato quale causa una scossa sismica a Yogyakarta, Java centrale, distante 280 chilometri. Idea appoggiata dal governo e da vari ambienti politici.

Al convegno, cui hanno partecipato circa 90 geologi di fama internazionale, sono stati presenti sostenitori della tesi del terremoto, come il professore dell’Università di Oslo Adriano Mazzini e i geologi indonesiani Nurrochmat Sawolo e Bambang Istandi. Ma il professore Mark Tingay dell’università Curtin di Perth, il prof. Richard Davies e i professori Susila Lusiaga e Rudi Rubiandini dell’Istituto Bandung di Tecnologia hanno ribadito che il terremoto non “ha nulla a che fare” con l’eruzione del fango.

Alla fine i presenti hanno “votato”: quasi la metà ha concordato con le tesi di Davies e solo tre con quelle di Mazzini.

La Lapindo, controllata dal ministro indonesiano degli Affari sociali Aburizal Bakrie, stretto amico del vice presidente Jusuf Kalla e tra i più ricchi uomini del Paese, non ha finora risarcito le migliaia di danneggiati e di recente ha espresso l’intenzione di non proseguire i tentativi di arrestare l’uscita del fango, per l’alto costo economico.