L’India sull’orlo di uno "scossone" finanziario
E’ l’opinione di esperti, vista la grave mancanza di liquidità nel sistema finanziario indiano. La Banca centrale taglia il costo del denaro e immette denaro per centinaia di miliardi di rupie. Ma il premier Singh ammonisce che la crisi globale sarà peggiore e più lunga del previsto e il Paese non resterà indenne.

New Delhi (AsiaNews) – Segnali di ripresa oggi nella borsa di Mumbai, ai valori massimi da 2 settimane grazie soprattutto alle ditte finanziarie, dopo che il 1° novembre la Banca centrale ha tagliato i tassi di interessi e immesso liquidità nel sistema. Ma con l’inflazione elevata e la crescita che rallenta, il premier Manmohan Singh avverte che per il Paese gli effetti della crisi finanziaria globale saranno “peggiori” delle previsioni.

Oggi, in un incontro con gli industriali, Singh ha detto che la crisi globale sarà “più grave e lunga del previsto”, “di dimensioni tali da colpire la nostra economia, come sta facendo, e da creare “un’incertezza diffusa in grado di generare sfiducia negli investitori”. Il premier ha però fiducia di poter contenere l’inflazione. Sorvegliato speciale è il settore bancario, per il quale è stato indicato alle banche pubbliche di prendere contromisure per “proteggere il sistema finanziario indiano da possibili perdite di fiducia o effetti riflessi”, con una strategia da elaborare “giorno per giorno, facendo i passi richiesti”.

Per contrastare il rallentamento della crescita economica (+7,5% in un anno al 31 marzo 2008, rispetto al +9% dell’anno precedente), la Banca centrale (Bc) il 1° novembre ha tagliato i tassi di interesse per la seconda volta in 2 settimane e ridotta – per la prima volta da 11 anni - la quantità di denaro che gli istituti di credito debbono tenere come riserva obbligatoria. Decisione che segna un’inversione della precedente politica monetaria tesa – coma ha detto appena una settimana fa il governatore della Bc Duvvuri Subbarao – a combattere la crescente inflazione. L’inflazione è stata del 10,68% nella settimana conclusa al 18 ottobre, scendendo sotto l’11% per la prima volta da maggio ma restando molto superiore alla crescita economica.

Arvind Sampath, esperto finanziario, ha commentato che questi provvedimenti vogliono rispondere “alla necessità ora più impellente, che è fronteggiare la carenza di liquidità”.

“Il sistema – conferma l’analista Jayesh Shroff – è stato sotto pressione per la mancanza di liquidità”. Esperti concordano che New Delhi, se non risolve in tempi rapidi questa crisi di liquidità, potrà avere un vero “scossone” finanziario.

Nell’ultima settimana il costo del denaro in India è più che triplicato, in controtendenza con il resto dell’Asia dove i tassi per i prestiti tra le banche sono in discesa. L’indice delle principali azioni di Mumbai ha perso il 52% circa da gennaio, bruciando centinaia di miliardi di dollari. Hanno pure pesato molto i 12,7 miliardi di dollari che gli investitori esteri hanno “ritirato” dal mercato azionario indiano nel 2008 (seppure il ministro al Commercio Kamal Nath dice che “gli investimenti diretti esteri sono cresciuti del 120% rispetto all’anno precedente”). Il 31 ottobre il tasso d’interesse per i prestiti di un giorno ha toccato il 21%, con evidente crisi di liquidità per il mondo finanziario. Secondo la Bc, la diminuzione delle riserve monetarie ha permesso di introdurre 400 miliardi di rupie (8,23 miliardi di dollari) nel sistema finanziario. Per analoghe ragioni è stato anche ridotta di un punto la percentuale dei depositi che gli istituti di credito sono obbligati a investire in titoli di governo o di compagnie statali.

Per il Paese è anche grave il disavanzo commerciale con l’estero: a settembre le esportazioni sono cresciute solo del 10,4% (+13,7 miliardi di dollari) rispetto al +27% di agosto, con un aumento delle importazioni del 43,3% pari a 24,4 miliardi e un disavanzo mensile di 10,6 miliardi.