Nuovo attacco contro i cristiani a Mosul, uccise due sorelle
Secondo i testimoni la banda era composta da ragazzi fra i 16 e i 18 anni. Gli assalitori hanno freddato a colpi di pistola le ragazze, poi hanno piazzato una bomba sulla porta di casa. La deflagrazione ha ucciso due agenti. Fonti di AsiaNews parlano di “giochi di potere” legati alle elezioni per il rinnovo dei consigli provinciali.

Mosul (AsiaNews) – Nuovo attacco contro i cristiani a Mosul: mercoledì 12 novembre una banda armata ha fatto irruzione in un’abitazione di una famiglia ad Alqahira, un quartiere della città, uccidendo due sorelle.

Si è trattato di una vera e propria esecuzione mirata: il gruppo è entrato nella casa e ha sparato a sangue freddo sulle due ragazze; la loro madre è stata accoltellata. La donna è stata ricoverata all’ospedale di Mosul, ma non verserebbe in gravi condizioni. Sono riusciti a mettersi in salvo il marito e l’altro figlio, fuggiti al momento dell’assalto. 

Le vittime sono Lamia Sobhy Salloha e Walàa Sobhy Salloha, della chiesa siro-cattolica di Mosul: le giovani lavoravano per il tesoriere della municipalità di Wala. Portato a termine l’assalto, la banda composta da giovani tra i 16 e i 18 anni – secondo quanto riferiscono i testimoni – ha piazzato una bomba sulla porta dell’abitazione. L'ordigno è esploso mentre sul posto giungeva un gruppo di poliziotti, uccidendo due agenti e ferendone altri.

Una fonte di AsiaNews a Mosul riferisce che si tratta di “bande di ragazzi che appartengono a famiglie povere” dietro i quali c’è “una organizzazione criminale” che fa di tutto “per cacciare i cristiani dalla città”. “È una questione di potere – racconta la fonte – legata alle prossime elezioni per il rinnovo dei consigli provinciali e alla rappresentatività delle minoranze”, che potrebbero rivelarsi decisive negli equilibri fra arabi e curdi.

Il governo, su invito delle Nazioni Unite, aveva promesso di reintrodurre l’art. 50 nella legge elettorale, il quale garantiva 15 seggi su 440 alle minoranze, di cui 13 ai cristiani. Lunedì 3 novembre il Parlamento ha approvato la norma senza inserire alcuna modifica e il consiglio di presidenza l’ha ratificata, assegnando ai cristiani di Mosul un solo seggio. La decisione del Parlamento ha amareggiato i vertici della chiesa irachena, i quali hanno denunciato una palese violazione della Costituzione , che assicura pari diritti per tutti i cittadini.

“Non ci fidiamo più di nessuno – prosegue la fonte di AsiaNews – perché sia gli arabi che i curdi hanno promesso di aiutarci ma non abbiamo ricevuto nessuna risposta concreta”. L’attacco di oggi è “un nuovo messaggio lanciato da quanti vogliono spingere i cristiani a fuggire verso la piana di Ninive”. Nei giorni scorsi oltre 700 famiglie avevano deciso di rientrare a Mosul, rassicurate dal governo locale che garantiva una maggiore protezione. L’esecuzione mirata avvenuta quest’oggi “spingerà i cristiani a fuggire di nuovo” e sui pochi che rimangono pende la minaccia di nuovi attacchi e violenze. “È solo un gioco politico – conclude la fonte – e a rimetterci sono i cristiani”.

L’attacco di oggi è solo l’ultimo di una serie di violenze contro la comunità cristiana a Mosul, nel mirino dei fondamentalisti islamici e di bande armate. Dall’inizio di ottobre vi sono stati 16 morti, mentre 2000 famiglie – 12mila persone in totale – hanno lasciato la città. Negli ultimi giorni la situazione sembrava essere migliorata, tanto che più di 700 nuclei familiari avevano deciso di rientrare nelle loro abitazioni; l’attacco di oggi getta una nuove ombre sul futuro della comunità cristiana in Iraq.(DS)