Il governo russo minaccia di liquidare 56 organizzazioni religiose
Il ministero della giustizia russo ha pubblicato un elenco di organizzazioni religiose cui vengono imputate irregolarità e lacune nella rendicontazione. Sono realtà protestanti, musulmane, buddiste, ma anche cattoliche e ortodosse: rischiano la liquidazione, ma nessuno ha comunicato quali sono le mancanze contestate. L’associazione Slavic center for Law and Justice parla di un atto dimostrativo e lamenta la discriminazione delle minoranze religiose. Insospettisce l’assenza dalla lista di organizzazioni legate al patriarcato ortodosso di Mosca.
Mosca (AsiaNews) - C'è una lista di 56 organizzazioni religiose cui viene ingiunta la liquidazione dal Ministero della giustizia russo. Si tratta di organismi legati a confessioni diverse: protestanti e nestoriani, realtà legate alla Chiesa apostolica armena e a quella cattolica, ma anche buddisti e musulmani. L’elenco è apparso alla metà di ottobre sul sito del dicastero guidato da Aleksandr Konovalov. Alle 56 sigle vengono contestate rendicontazioni irregolari o la mancata consegna dei bilanci al ministero per l’anno 2007-2008.
 
L’organizzazione per i diritti umani Forum18 e lo Slavic center for Law and Justice (Sclj) lamentano la totale assenza di chiarezza nella vicenda. Le associazioni interessate affermano di non aver mai ricevuto dal ministero comunicazioni scritte o verbali in merito all’ingiunzione prima della pubblicazione della lista.
 
Secondo Vladimir Ryakhovsky, membro della Sclj, realtà di ispirazione protestante, l’iniziativa presa dal Ministero della giustizia assume anche risvolti discriminatori nei confronti delle confessioni minoritarie nel Paese. Desta sospetto il fatto che tra le 56 sigle non risulti nessuna realtà legata al Patriarcato di Mosca. In merito a questo particolare Ryakhovsky fa notare che delle 562 realtà registrate presso il ministero ben 309 sono collegabili al patriarcato. Il membro della Sclj è dell’opinione che il ministero abbia contattato i rappresentanti dell’ortodossia moscovita per comunicare mancanze e irregolarità onde evitare l’inclusione nella lista di associazioni vicine alla Chiesa guidata da Alessio II.
 
A parziale conferma di questa supposizione è giunta la dichiarazione di padre Vsevolod Chaplin del Dipartimento relazioni estere del patriarcato. A Forum18 il sacerdote ortodosso ha confermato che il ministero della giustizia ha contattato nel recente passato il patriarcato  per segnalare irregolarità nei conti economici di alcune associazioni ad esso legate, ma non si è detto in grado di specificare quali tipo di annotazioni siano state fatte.
 
Le 56 realtà ad oggi coinvolte nella vicenda restano in attesa di chiarimenti e confidano nel fatto che entro la fine del mese di novembre il ministero pubblichi le specifiche irregolarità e lacune che gli vengono contestate. Sembra infatti che a breve il dicastero guidato da Konovalov pubblicherà maggiori informazioni sempre sul sito. Nel frattempo Forum18 e la Sclj affermano che è molto arduo per le 56 sigle ottenere notizie sulla vicenda: vengono infatti rimpallate tra il ministero ed il Dipartimento degli affari religiosi senza riuscire ad ottenere indicazioni di alcun genere. Anche la stampa fatica a fare chiarezza. Il 15 ottobre l’agenzia Interfax  ha riportato solo una scarna conferma sulla vicenda da parte del ministero. Il portavoce ha dichiarato che le 56 sigle “hanno mancato per un periodo prolungato nel fornire informazione e documenti come prescritto dalla legge al ministero della giustizia”.
 
Tra le diverse realtà che ancora ignorano i motivi dell’ingiunzione ministeriale, fanno eccezione la realtà legata al Patriarcato di Kiev della Chiesa ortodossa ucraina e la Caritas di Novosibirsk, organizzazione umanitaria della locale diocesi cattolica.

Secondo il metropolita Adrian la diocesi di Bogorodsk ha presentato la sua rendicontazione in piena regola ed in tempo, ma il ministero “sa come perdere le cose”. Il sacerdote ortodosso ha affermato di aver già protestato presso il ministero lamentando una macchinazione ai danni della Chiesa di Kiev, che il patriarcato di Mosca non vuole veder crescere  in territorio russo. Di altro genere la situazione della Caritas di Novosibirsk. La direttrice dell’organizzazione, suor Elisabeth Jakubowitz, ha affermato a Forum18 di aver eseguito in modo corretto la procedura di rendicontazione. Secondo la religiosa l’iscrizione della Caritas nella lista è legata solo al fatto che l’organizzazione ha poi cambiato il nome con cui è registrata presso il ministero.