Uno studio “alternativo” sulla sanità nel mondo globalizzato
di Melani Manel Perera
Lanciato insieme in 15 Paesi, il libro analizza le vere cause delle carenze sanitarie in molti Stati e vuole indicare possibili strategie d’intervento. Le difficoltà e gli scarsi mezzi della sanità pubblica in Sri Lanka.

Colombo (AsiaNews) – “La situazione della salute nel mondo va esaminata insieme alle iniziative prese per ridurre le disuguaglianze nella sanità globale e l’inaccettabile livello di malattie”. Vinnya Ariyaratne, direttore esecutivo del Movimento Sarvodaya, ha presentato il 19 novembre a Colombo il libro “Global Health Watch 2” (“Secondo esame della salute globale”), che vuole essere uno studio alternativo sulla salute mondiale rispetto a quelli ufficiali delle Nazioni Unite e altri gruppi.

Vinnya ha aggiunto che le carenze sanitarie nei Paesi poveri sono ancora troppo spesso collegate a problemi locali, invece che quale conseguenza di scelte politiche ed economiche, anche connesse a un modello di globalizzazione che contribuisce a “creare una profonda spaccatura tra una minoranza di fortunati e gli altri”.

Lo studio, curato da gruppi come Movimento per la salute del popolo (Msp), Medact e la Global Equity Gauge Alliance, vuole anche monitorare le attività e i risultati ottenuti in materia da gruppi istituzionali come l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), l’Unicef, la Banca mondiale e altri.

Sirimal Peiris, coordinatore del gruppo Msp, ha spiegato ad AsiaNews che il libro, lanciato insieme in circa 15 Paesi, fornisce una prospettiva alternativa per un intervento efficace per la salute globale, che vuole soddisfare le esigenze sanitarie essenziali e di base di ogni popolazione.

La sanità pubblica affronta grossi problemi nello Sri Lanka, specie a causa dell’endemico conflitto tra esercito e i ribelli Tigri Tamil, con un’ampia regione dove è di fatto impossibile qualsiasi politica sanitaria pubblica. Secondo dati ufficiali dell'Oms, aggiornati al 2005, la spesa per la sanità pubblica è circa pari al 4,1% del Prodotto interno lordo, per 70 euro annui pro capite. C’è anche una penuria di personale specializzato, con meno di un dentista ogni 10mila abitanti e appena 17 tra personale di ostetricia e infermieri per neonati.