Mecca, lancio delle pietre contro il diavolo. Nessun incidente di rilievo
Alla Mecca due milioni e mezzo di musulmani compiono il rito del lancio di sassi e pietre contro i tre pilastri che rappresentano i simboli del male. Le nuove misure di sicurezza hanno scongiurato il pericolo di incidenti, causa in passato di centinaia di morti e feriti. Ieri i fedeli di tutto il mondo hanno celebrato la festa del sacrificio.

Mecca (AsiaNews/Agenzie) – Più di due milioni di pellegrini hanno celebrato oggi alla  Mina (Mecca) il lancio di pietre e sassi contro i tre pilastri che rappresentano il potere del male. Quest’anno i rituali legati al pellegrinaggio ai luoghi sacri dell’islam, che ogni fedele musulmano dovrebbe compiere almeno una volta nella vita, non hanno causato incidenti di grave entità, a differenza di quanto è avvenuto in passato.

Il ponte di Jamarat, luogo dal quale i musulmani lanciano le pietre contro satana, in passato è stato teatro di disordini e fughe precipitose. Nel 2006 sono morte 362 persone schiacciate dalla folla e, nel corso degli anni, si sono registrati diversi casi di incendi, crolli di alberghi e scontri fra polizia e manifestanti in diversi punti della città santa. Per far fronte al problema sicurezza, l’Arabia Saudita ha speso 1,1 miliardi di dollari per demolire il vecchio ponte e realizzarne uno nuovo, su quattro diversi livelli. Un editto religioso ha inoltre permesso il lancio delle pietre a partire dalla mattina, invece che la sera come è tradizione, così da ripartire l’afflusso dei credenti per l’intera giornata.

Le autorità saudite confermano le previsioni della vigilia: quest’anno all’Hajj  hanno partecipato 2,5 milioni di fedeli. Tra i musulmani riuniti alla Mecca vi sono almeno un milione e 720mila stranieri, in rappresentanza di 178 nazioni.

L’8 dicembre i fedeli di tutto il mondo hanno celebrato l’Eid Al-Adha – la festa del sacrificio – con preghiere nelle moschee e in spazi all’aperto. Per l’Eid  i musulmani offrono in dono a Dio degli animali per commemorare il sacrificio di Abramo, pronto a uccidere l’unico figlio per testimoniare la propria sottomissione a Dio.  Per la festa i fedeli indossano i loro vestiti migliori, al mattino si riuniscono nelle moschee per una preghiera comune e spartiscono fra amici e parenti il cibo cucinato. Una parte delle pietanze viene offerta ai poveri: solidarietà e amicizia sono le basi su cui si fonda la comunità e ogni bene è un dono che proviene da Dio, da condividere con i più bisognosi.