Baghdad (AsiaNews/Agenzie) – Muntadar al-Zeidi, il giornalista che ha lanciato le sue due scarpe contro il presidente George W.Bush è ormai acclamato come un eroe da molti irakeni e in diversi Paesi del Medio Oriente.
Ieri migliaia di dimostranti a Sadr City, Basra e Najaf hanno domandato il rilascio del giornalista, bloccato e arrestato dopo il suo gesto durante una conferenza stampa del presidente Usa con il premier al Maliki.
L’associazione giornalisti irakeni ha definito “per nulla professionale” il comportamento del giornalista; la televisione per cui lavora, la al-Baghdadiya, lo ha invece difeso, dicendo che egli ha semplicemente esercitato la libertà di espressione, uno dei valori per cui gli americani sono venuti a combattere in Iraq. Un’organizzazione libica – retta dalla figlia di Muhammar Gheddafi - lo ha insignito di una medaglia al coraggio. Palestinesi e sauditi hanno anche applaudito al lancio.
Muntadar al-Zeidi è uno sciita di 28 anni, laureato in giornalismo all’università di Baghdad nel 2005. Nello stesso anno ha iniziato il suo lavoro alla televisione al-Baghadadiya. Nel novembre 2007 è stato rapito per 3 giorni da un gruppo forse legato ad al Qaeda. Per il suo rilascio la televisione per cui lavora ha detto di non aver versato alcun riscatto. Nel gennaio 2008 è stato anche fermato da alcuni soldati americani, che lo hanno rilasciato il giorno dopo porgendogli delle scuse.
Secondo i suoi familiari Muntadar al-Zeidi è giunto ad odiare sia la presenza americana, sia l’influenza iraniana in Iraq. Molti irakeni pensano che Usa e Iran stanno combattendo fra loro una guerra usando come terreno l’Iraq.
Lanciando le sue scarpe contro Bush, il giornalista ha gridato: “Ecco il bacio di addio, cane! Questo è da parte delle vedove, degli orfani e coloro che sono stati uccisi in Iraq!”.
Secondo alcuni suoi colleghi, il gesto di Muntadar al-Zeidi è motivato anche dal suo carattere piuttosto esibizionista.
Nell’ultimo anno vi è stata una drastica diminuzione delle violenze in Iraq, anche se continuano ad esservi attentati e conflitti, soprattutto al nord del Paese.