Diffamano le suore di Vinh Long per fare del loro orfanotrofio un albergo
di J.B. An Dang
Lettera del vescovo: “com’è triste veder attaccare religiose che per 31 anni hanno servito poveri e malati”. L’edificio era stato requisito per farne un ospedale pediatrico, mai realizzato.
Hanoi (AsiaNews) - Com’è triste vedere suore diffamate per “giustificare” l’appropriazione del loro orfanotrofio, amorevolmente tenuto per 31 anni, e trasformarlo in un luogo di svago. Scrive così il vescovo di Vinh Long, mons. Thomas Nguyen Van Tan in una lettera del 18 dicembre, indirizzata ai sacerdoti, i religiosi e i laici della sua diocesi.
 
Il vescovo si riferisce a quanto sta accadendo alle Suore dela carità di San Vincenzo de Paoli, congregazione di origine francese, presenti a Vinh Long – 160 chilometri a sud di Ho Chi Minh City - dal 1871. Fino al 1975 le suore hanno mantenuto nella via To Thi Huynh della città un grande complesso usato come convento e come orfanotrofio. Nell’aprile del ’77, per “trasformare la società verso il socialismo”, le autorità hanno varato una politica di requisizione di terre ed edifici. Il 6 settembre 1977 essi hanno requisito il convento e l’orfanotrofio delle suore, mandando via i giovani ospiti e perfino i bambini handicappati. Secondo la risoluzione 1958 del Comitato del popolo di Cuu Long, la provincia in cui si trova Vinh Long, il convento e l’orfanotrofio venivano espropriati per essere usati come “ospedale pediatrico e ospedale per la provincia”. Ciò che non è mai avvenuto.
 
Le religiose, però, non hanno mai smesso di chiedere la restituzione del loro complesso. Ora, per giustificare la trasformazione dell’ex orfanotrofio in un albergo a quattro stelle, le autorità accusano le suore di “aver educato una generazione di giovani sfortunati ad essere una forza antirivoluzionaria da opporre alla liberazione del Paese”.
 
“E’ così amareggiante – scrive il vescovo, riferendo l’accusa – per le suore, per voi ed anche per me”. “Come possiamo aiutare a non essere addolorati vedendo le suore cacciate via dal loro monastero a mani vuote dopo 31 anni di servizio ai poveri ed agli sventurati? Com’è triste vedere la rovina del monastero che i nostri fratelli e sorelle per più di cento anni hanno contribuito a costruire con incommensurabili sforzi. E com’è penoso vedere un luogo per adorare Dio, per pregarLo, per la formazione spirituale e per offrire il servizio della carità essere trasformato in un luogo per divertirsi”.
 
“Forse – scrive ancora il vescovo – la mia voce oggi è solo ‘una voce che grida nel deserto’ (Mt 3:3), quando la voce del potere sembra prevalere su quella della giustizia e della coscienza, specialmente in un tempo nel quale le cose materiali rendono superate la moralità, la carità e la giustizia. Comunque, io debbo alzare la mia voce, così che le generazioni future non ci condannino come coloro che hanno occhi, ma non vedono, orecchie, ma non ascoltano, bocca, ma non osano parlare”.
 
“Celebrando questo Natale – conclude mons. Nguyen Van Tan – ci sia permesso di implorare il nostro Dio e Salvatore di portare nel mondo la sua vera pace, una pace nella sua pienezza, che è basata sulla gistizia e la moralità”.