A Gaza si combatte ancora; arriva Ban Ki-moon
di Joshua Lapide
Il segretario Onu non incontrerà rappresentanti di Hamas. Abbas: Israele vuole “annientare” la popolazione della Striscia. I morti hanno raggiunto quota 975. L’Onu accusa Israele di non rispettare i diritti dei bambini. Anche la Croce Rossa internazionale chiede rispetto per i feriti e per coloro che li curano.

Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) – Forti combattimenti sono continuati all’alba fra l’esercito israeliano e i miliziani di Hamas alla periferia di Gaza City. Intanto oggi arriva in Medio Oriente il segretario dell’Onu Ban Ki-moon, nel tentativo di fermare il conflitto che è ormai al suo 19° giorno.

Oggi Ban dovrebbe incontrare il presidente egiziano Hosni Mubarak, e quindi il governo israeliano e l’Autorità palestinese. Non incontrerà però Hamas, e ad oggi non si sa se visiterà la stessa Gaza.

Nella notte aerei israeliani hanno compiuto più di 60 raid nel sud della Striscia nel tentativo di  distruggere i tunnel che dall’Egitto passano in Gaza e vengono usati per il rifornimento di razzi e  munizioni.

Ieri almeno 70 palestinesi sono stati uccisi, portando il numero dei morti a 975 e quello dei feriti a 4400. Israele da parte sua afferma che i suoi morti sono 13: 10 militari e 3 civili. Il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha accusato Israele di voler “annientare” la popolazione della Striscia di Gaza. “Questa aggressione – ha detto da Ramallah, in Cisgiordania – diviene ogni giorno più feroce”.

Secondo il Comitato Onu per i diritti del bambino, il 40% delle vittime palestinesi sono donne o bambini. In una dichiarazione esso accusa Israele di mostrare “un evidente disprezzo” per la protezione dei bambini a Gaza.

John Ging, capo della missione Onu per gli aiuti ai rifugiati (Unrwa), ha domandato alla comunità internazionale di proteggere i civili di Gaza: essi non trovano sicurezza da nessuna parte e il conflitto è divenuto ormai “un test per la nostra umanità”.

Anche Jakob Kellenberger, presidente della Croce rossa internazionale, visitando ieri la Striscia ha detto che “è inaccettabile vedere così tanti feriti. La loro vita deve essere risparmiata e la sicurezza di coloro che li curano deve essere garantita”.

Due giorni fa, il 12 gennaio, Israele ha aperto una “fase 3” dell’offensiva, entrando con truppe terrestri nella Striscia, ma il ministero della Difesa ha deciso più tardi di frenare l’indicazione di combattere una guerra nelle vie delle città. Tale passo potrebbe complicare la ricerca di una tregua e causare pesanti perdite anche agli israeliani. Ciò potrebbe far perdere consensi al partito Kadima, ora al potere, a poche settimane dalle elezioni.