Monaci birmani e attivisti maltrattati e torturati
Di recente centinaia di persone sono state condannata a lunghe detenzioni, per le proteste del settembre 2007 contro la giunta militare o per avere soccorso le vittime del ciclone Nargis. Il monaco Gambira comincia uno sciopero della fame. I parenti dei detenuti denunciano sistematici trasferimenti in carceri lontani, privazioni di cibo, pessime condizioni di vita.

Yangoon (AsiaNews/Agenzie) – La giunta militare birmana costringe i carcerati per motivi politici a vivere in pessime condizioni sanitarie, fa mancare loro cibo e cure mediche, impedisce gli incontri con i familiari e li trasferisce in prigioni remote. Familiari e gruppi pro-diritti denunciano queste vere e proprie torture contro persone condannate a decine di anni di prigione.

Bo Kyi della Associazione per l’assistenza dei prigionieri politici in Myanmar, denuncia che al monaco buddista Ashin Gambira (nella foto), condannato a novembre a 68 anni di carcere per avere partecipato alle dimostrazioni dell’agosto-settembre 2007 contro la giunta militare, non è stato permesso di ricevere la visita dei familiari. Per protesta, 10 giorni fa ha iniziato uno sciopero della fame. Dopo 3-4 giorni è stato trasferito dal carcere di Mandalay a quello remoto di Hkamti nella divisione Sagaing.

Negli ultimi mesi 270 persone (monaci, leader studenteschi, attivisti politici) sono state condannate a lunghe pene detentive per le proteste del settembre 2007 stroncate nel sangue e con centinaia di arresti o per avere portato aiuto alle vittime del ciclone Nargis di maggio. Di questi, almeno 136 sono stati poi trasferiti in prigioni remote. Uno studente è stato condannato a 104 anni di carcere.

Simili maltrattamenti sono diffusi. Thidar Aung ha denunciato che la figlia Kathy Aung, condannata a novembre a 26 anni di carcere, vive in misere condizioni, ha problemi al cuore, è in precarie condizioni fisiche per la scarsa alimentazione al punto che “nemmeno può prendere la medicina che deve assumere per il suo stato di gravidanza”. La donna è stata arrestata nel settembre 2008. La scorsa settimana alla madre è stata proibita la visita.

Tali proibizioni accadono spesso: l’attivista pro-diritti Pu Cint Sian Than denuncia che anche a suo figlio Kyaw Soe (conosciuto come Kamlam Koup) è stata vietata la visita dei familiari, né ha potuto ricevere gli alimenti e le altre cose che gli hanno portato. E’ nel carcere di Myaung Mya nell' Irrawaddy per una condanna a 33 anni.