Operai nepalesi all’estero licenziati in massa per la crisi economica
di Kalpit Parajuli
I Paesi del Golfo e la Malaysia chiudono le frontiere ai lavoratori stranieri. Molte ditte rimandano indietro la forza lavoro estera. A rischio anche il bilancio del governo di Kathmandu, che poggia per il 40% sulle rimesse degli emigranti.

 

Kathmandu (AsiaNews) – Almeno 150 mila operai nepalesi sono vittime della recessione economica che sta toccando molti Paesi asiatici. Molte industrie dai Paesi del Golfo e dalla Malaysia per far fronte ai problemi stanno licenziando gli operai stranieri, mentre i loro governi ritirano i visti di lavoro già distribuiti.

 

Il govero di Kuala Lumpur aveva già ritirato tutti i visti ai lavoratori nepalesi. Solo dopo colloqui con il governo di Khatmandu, la Malaysia si è accordata per onorare i visti già emessi, ma non ne emetterà di nuovi a causa della “depressione economica”.

Shreeram Chaudhari, del distretto di Bara, era andato in Malysia due mesi fa ed è dovuto tornare indietro. “Lavoravo in una ditta di confezioni – dice – quando la ditta ha chiuso e mi ha rispedito indietro. Ho perso il lavoro, il mio sogno di poter guadagnare qualcosa, come anche il piccolo investimento che avevo fatto trasferendomi là”.

Anche gli Emirati arabi uniti hanno deciso di tagliare almeno del 45% la forza lavoro straniera, rimandando indietro decine di migliaia di nepalesi. Molti aerei arrivano a Kathmandu pieni di operai provenienti dal Golfo. Ramkrishna Mainali, originario del distretto di Jhapa, racconta ad AsiaNews: “La mia compagnia nel Qatar è stata colpita in modo radicale dalla crisi economica e ha deciso di tagliare del 30% gli operai e io sono una di queste vittime. Tutti gli operai che vengono espulsi ricevono solo un piccolo compenso e il biglietto di ritorno”.

L’ Associazione nepalese degli impiegati all’estero preme sul governo di Kathmandu perché faccia qualcosa. “Se il governo rimane indifferente – dice Tilak Ranabhat, il presidente  - anche la nazione rischia la bancarotta: il bilancio dello Stato dipende per il 40% dalle rimesse degli emigrati”.

Krishna Bahadur Mahara, portavoce del governo, ha assicurato che Kathmandu è in contatto con le autorità degli Stati interessati per chiedere loro di riconsiderare la decisione di rimandare indietro i lavoranti nepalesi.