Papa: il digiuno contro l’egoismo, per imparare a fare la volontà di Dio
Il messaggio di Benedetto XVI per la Quaresima evidenzia l’attualtà della pratica ascetica della rinuncia al cibo, che la società moderna considera solo dal punto di vista del benessere fisico.
Città del Vaticano (AsiaNews) - Anche se il “vero digiuno” è fare la volontà di Dio, la rinuncia volontaria del cibo è “un'arma spirituale per lottare contro ogni eventuale attaccamento disordinato a noi stessi”, “aiuta il discepolo di Cristo a controllare gli appetiti della natura indebolita dalla colpa d'origine”, “ci aiuta a prendere coscienza della situazione in cui vivono tanti nostri fratelli” e sollecita a seguire l’esempio delle prime comunità cristiane che davano ai poveri quanto era stato messo da parte con la rinuncia.
 
E’ dedicato alla pratica del digiuno il messaggio di Benedetto XVI per la Quaresima di quest’anno, intitolato “Gesù, dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame” (Mt 4, 2), reso pubblico oggi. Nel documento il Papa osserva che “ai nostri giorni, la pratica del digiuno pare aver perso un po' della sua valenza spirituale e aver acquistato piuttosto, in una cultura segnata dalla ricerca del benessere materiale, il valore di una misura terapeutica per la cura del proprio corpo. Digiunare giova certamente al benessere fisico, ma per i credenti è in primo luogo una ‘terapia’ per curare tutto ciò che impedisce loro di conformare se stessi alla volontà di Dio”.  La Quaresima allora può essere un'occasione opportuna per valorizzare “il significato autentico e perenne di quest'antica pratica penitenziale, che può aiutarci a mortificare il nostro egoismo e ad aprire il cuore all'amore di Dio e del prossimo, primo e sommo comandamento della nuova Legge e compendio di tutto il Vangelo (cfr Mt 22,34-40)”. “La fedele pratica del digiuno contribuisce inoltre a conferire unità alla persona, corpo ed anima, aiutandola ad evitare il peccato e a crescere nell'intimità con il Signore”.
 
Benedetto XVI rammenta poi che la Sacra Scrittura e la tradizione cristiana “insegnano che il digiuno è di grande aiuto per evitare il peccato e tutto ciò che ad esso induce. Per questo nella storia della salvezza ricorre più volte l'invito a digiunare”, fin dalle prime pagine della Sacra Scrittura, quando “il Signore comanda all'uomo di astenersi dal consumare il frutto proibito”. Nel Nuovo Testamento, poi, “Gesù pone in luce la ragione profonda del digiuno, stigmatizzando l'atteggiamento dei farisei, i quali osservavano con scrupolo le prescrizioni imposte dalla legge, ma il loro cuore era lontano da Dio. Il vero digiuno, ripete anche altrove il divino Maestro, è piuttosto compiere la volontà del Padre celeste”.
 
“Privarsi del cibo materiale che nutre il corpo facilita un'interiore disposizione ad ascoltare Cristo e a nutrirsi della sua parola di salvezza. Con il digiuno e la preghiera permettiamo a Lui di venire a saziare la fame più profonda che sperimentiamo nel nostro intimo: la fame e sete di Dio. Al tempo stesso, il digiuno ci aiuta a prendere coscienza della situazione in cui vivono tanti nostri fratelli”. “Scegliendo liberamente di privarci di qualcosa per aiutare gli altri, mostriamo concretamente che il prossimo in difficoltà non ci è estraneo. Proprio per mantenere vivo questo atteggiamento di accoglienza e di attenzione verso i fratelli, incoraggio le parrocchie ed ogni altra comunità ad intensificare in Quaresima la pratica del digiuno personale e comunitario, coltivando altresì l'ascolto della Parola di Dio, la preghiera e l'elemosina”.